“Harum Scarum”
Bronzerat
Quando sei a metà dell'ascolto del brano d'apertura, quello che dà il titolo all'album d'esordio di Joe Gideon & The Shark, te li immagini americani, non c'è verso. America sporca e malata, ovviamente. Nulla a che vedere col tè delle cinque. E invece sono londinesi. Poco male. E quando sei sulla strada della facile catalogazione, ti sfuggono di nuovo. No, non sono i nuovi White Stripes. No, anche se sono un duo, un uomo e una donna, fratello e sorella: si chiamano Joe e Viva (suonavano assieme già nei Bikini Atoll), lui suona la chitarra e lei la batteria, oltre a tutti gli altri strumenti che compaiono qua e là. È vero, qualche similitudine c'é: la gran parte delle canzoni di “Harum Scarum” parte dal blues, ma la coppia sa imporre la propria personalità. Molti anche i momenti rilassati, come la meditativa e suggestiva “Kathy Ray” e il trittico che chiude il cd, ma c’è spazio pure per la teatralità di “Hide & Sick”: tutte le canzoni sfociano in qualcosa che, in fondo, è un po' british – tanto che la voce cantilenante fa venire in mente Mark E. Smith dei Fall. La copertina li ritrae a bordo di una decapottabile, con tanti chilometri ancora da percorrere.
Guido Siliotto
Quando sei a metà dell'ascolto del brano d'apertura, quello che dà il titolo all'album d'esordio di Joe Gideon & The Shark, te li immagini americani, non c'è verso. America sporca e malata, ovviamente. Nulla a che vedere col tè delle cinque. E invece sono londinesi. Poco male. E quando sei sulla strada della facile catalogazione, ti sfuggono di nuovo. No, non sono i nuovi White Stripes. No, anche se sono un duo, un uomo e una donna, fratello e sorella: si chiamano Joe e Viva (suonavano assieme già nei Bikini Atoll), lui suona la chitarra e lei la batteria, oltre a tutti gli altri strumenti che compaiono qua e là. È vero, qualche similitudine c'é: la gran parte delle canzoni di “Harum Scarum” parte dal blues, ma la coppia sa imporre la propria personalità. Molti anche i momenti rilassati, come la meditativa e suggestiva “Kathy Ray” e il trittico che chiude il cd, ma c’è spazio pure per la teatralità di “Hide & Sick”: tutte le canzoni sfociano in qualcosa che, in fondo, è un po' british – tanto che la voce cantilenante fa venire in mente Mark E. Smith dei Fall. La copertina li ritrae a bordo di una decapottabile, con tanti chilometri ancora da percorrere.
Guido Siliotto
Nessun commento:
Posta un commento