mercoledì 8 dicembre 2010

Alain Weber

Alain Weber
“Hoover Cover”
Poor
Lo svizzero Alain Weber è quello che si definisce un vero appassionato di musica. Non semplicemente un musicista, nel senso che la sua attività tocca anche il campo del DJing e della produzione di compilation. Insomma, uno che ascolta dischi e che sa spaziare, coi gusti, un po' dappertutto. Altrimenti perché tra le sue influenze potrebbe permettersi di citare Erik Satie e Gonzales? E come potrebbe, poi, infilare nel suo nuovo cd due cover come “Personal Jesus” dei Depeche Mode e, soprattutto, “Indian Summer”, portata al successo da Joe Dassin e scritta, tra gli altri, dal nostro Toto Cutugno? Insomma, motivi per accostarsi a un disco come questo “Hoover Cover” ce n'è parecchi. Dopo di che, l'ascolto è senz'altro foriero di buone sensazioni. Alain Weber non si nega nulla, dalla musica per film alla classica fino ai cori religiosi. Il tutto realizzato con grande semplicità e una certa propensione per un uso minimale degli strumenti.
Guido Siliotto

Giovanni Maier

Giovanni Maier
“The Talking Bass”
Long Song
Giovanni Maier, classe 1965, è un contrabbassista coi fiocchi, uno che ha suonato con gente del calibro di Rava e Trovesi, ma anche con un chitarrista come Marc Ribot. Insomma, credenziali di tutto rispetto, tanto che sul suo nuovo cd pubblicato da Long Song Records si poteva giustamente riporre qualche lecita aspettativa. Assieme a lui, ecco Luca Calabrese alla tromba, Emanuele Parrini al violino e alla viola e Scott Amendola alla batteria, per un classico quartetto. Il disco non delude affatto e risulta un perfetto esempio di jazz libero e scapestrato, messo in piedi da musicisti molto bravi ciascuno nel proprio strumento, ma soprattutto capaci di un dialogo avvincente. Tutte le composizioni sono di Maier, canovacci sui quali ciascuno ha saputo dare il meglio di sé. Come scritto a chiare lettere nelle note d'accompagnamento, tutte le tracce sono “first take”, ossia “buona la prima”, a soddisfare un'urgenza espressiva che diventa il fuoco ardente di queste nove tracce. Scelta da condividere, visti i risultati, che non tradiscono affatto le intenzioni di partenza.
Guido Siliotto

Sufjan Stevens

Sufjan Stevens
“The Age Of Adz”
Asthmatic Kitty
Torna Sufjan Stevens, dopo alcuni lavori interlocutori. Accantonato, almeno per il momento, il folle progetto di realizzare un disco per ogni stato Usa, il musicista ci propone una svolta stilistica che, seppure da lui ci si possa attendere di tutto, comunque sconvolge. Chi si aspettava, infatti, la prosecuzione del suo percorso classico senza stravolgimenti, magari immaginando un possibile momento di stanca, deve fare invece i conti con un album che mescola le carte e ci presenta Stevens alle prese con un repertorio che diverge, eccome, dallo stile cui eravamo abituati. Chiamatela, se volete, svolta elettronica: fatto sta che, fin dal secondo brano, si capisce il cambio di rotta. A sostenere il talento compositivo, stavolta, beats e rumorini assortiti, il tutto ad assecondare derive psichedeliche. Disco coraggioso – se si deve avere coraggio a seguire l'ispirazione – ed imperfetto, ma proprio per questo ancor più affascinante. Difficile dire cosa ci riserverà in futuro, ma Sufjan Stevens conferma qui classe e talento. Menzione speciale per il libretto del cd, che vanta opere di Royal Robertson.
Guido Siliotto

Skinshout

Skinshout
“Caribbean Songs”
Improvvisatore Involontario
Chi ne segue le gesta, lo sa bene: Francesco Cusa è uno che non si ferma mai. Preso fra mille progetti, segue l'istinto, soddisfa ogni curiosità, si cimenta in qualsiasi viaggio sonoro. Insomma, un musicista di quelli veri, senza paura di osare. Sostenuto da una tecnica invidiabile, buon gusto e tanta energia, eccolo cimentarsi stavolta con alcune registrazioni di Alan Lomax, il celebre ricercatore che viaggiava per il mondo al fine di documentare le musiche d'ogni dove. Affascinato da quei suoni, Cusa ha deciso di coinvolgere la voce di Gaia Mattiuzzi – oltre Dario Defilippo, ospite alle percussioni in tre brani - per rielaborare in chiave personale un patrimonio di musica popolare inesplorato dalla gran parte degli ascoltatori che si accosteranno a questo cd. Sulla qualità delle bacchette del batterista catanese inutile insistere, ma anche la Mattiuzzi dimostra doti funamboliche e di alta qualità espressiva. Nove tracce in tutto, varie e succulente nei contenuti, le ultime due registrate dal vivo, più lunghe e ricche di improvvisazione.
Guido Siliotto

Duemanosinistra

Duemanosinistra
“Intimo rock”
Mexicat
Esce per la Mexicat, etichetta dei Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, l'esordio targato Duemanosinistra, progetto di Orlando Manfredi, torinese, classe 1976, cantautore, attore e drammaturgo. La copertina lo ritrae seminudo in una soffitta troppo piccola. Facile capire fin da subito che ci si muove nell'ambito di un rock timido, intimo, introspettivo. Ricorre a figure mitologiche come Icaro e Narciso, il simbolo di un certo modo d'essere e confrontarsi con la realtà. Versi come “la domanda era / che vuoi fare nel futuro? / io volevo essere / il sovrano del presente”, oppure “come stimmate / i lividi alle scapole sono i souvenirs delle ali che ho portato”, ma soprattutto “Signor Io / perso in un bicchiere d’acqua / goccia a goccia hai ritrovato Atlantide / ora hai gli occhi umidi di fango e arcobaleno”, per intenderci. La musica asseconda in maniera adeguata questa attitudine di fondo. Da segnalare che il disco vede la partecipazione in veste di ospiti di Lalli, già voce dei Franti, e Tommaso Cerasuolo, voce dei Perturbazione, giusto per suggerire possibili coordinate.
Guido Siliotto

Live Footage

Live Footage
“Willow Be”
Autoprodotto
Ogni tanto capitano per caso nel lettore dischetti che poi conquistano un proprio spazio con discrezione, fino a diventare difficile levarli, tanta è la piacevole assuefazione che sono capaci di produrre. Il disco firmato da Live Footage appartiene a questa categoria. Nulla di eclatante, tanto che molto probabilmente un attimo di distrazione avrebbe finito per relegarlo in fondo allo scaffale. Ma prestare attenzione alle 10 tracce contenute in questo esordio autoprodotto, “Willow Be”, è una specie di regalo pre-natalizio. Si tratta di un duo di base a New York: Mike Thies, batteria / tastiere, e Topu Lyo, violoncello. Si sono incontrati a una festa di Halloween del 2008 e da allora hanno deciso di collaborare assieme per un'idea che potesse aggirare le facili definizioni, muovendosi abilmente tra classica, pop e sperimentale. Ne viene fuori la costruzione di piacevolissime colonne sonore per brevi film immaginari. Pure nel mare magnum delle uscite discografiche, se c'è giustizia, dei Live Footage ne risentiremo parlare.
Guido Siliotto

Alessandro Baricco, Tito Faraci, Francesco Ripoli

Alessandro Baricco, Tito Faraci, Francesco Ripoli
“Senza Sangue”
BD, b/n, pp. 96, euro 18
Dopo la versione in chiave disneyana realizzata tempo fa per “Novecento”, la prosa di Alessandro Baricco è ancora a fumetti e sempre grazie al faticoso lavoro di sceneggiatura da parte di Tito Faraci (“Topolino”, “Tex”, “Dylan Dog”, “Diabolik”), che stavolta ha deciso di cimentarsi con un altro dei libri più amati e più letti dello scrittore torinese, vale a dire “Senza sangue”. La storia di una bambina che, diventata adulta, ritrova l'uomo che, killer del commando che uccise il padre e il fratello, un giorno le risparmiò la vita, acquista nuova vita con il lavoro operato da Faraci, ma anche grazie all'opera del disegnatore livornese Francesco Ripoli (già autore di “1890”, dedicato a Tiburzi, e della cronaca quasi giornalistica di “Ilaria Alpi”), che continua nella sua evoluzione, dimostrando ancora una volta eclettismo e capacità di affrontare nuove sfide, puntando stavolta sulla forza del bianco e nero, attraverso l'uso soltanto della matita. Una scelta stilistica forse azzardata, ma senza dubbio premiata dal risultato finale, davvero notevole.
Guido Siliotto

Kyô

Kyô
“Kyô”
Mousike Lab
Un musicista e due attori: questi i protagonisti di Kyô, progetto proposto da Mousike Lab, l'etichetta partenopea tra le più interessanti del panorama italiano per quanto riguarda la ricerca nell'ambito dell'elettronica. L'incontro fra musica e parola recitata è l'ingrediente principale del disco, omonimo, realizzato da Marco Messina (99 Posse) assieme a Michelangelo Dalisi e Monica Nappo. Brani scelti da autori per lo più del passato, le cui parole - temi sempre attuali come alienazione, guerra, razzismo - hanno però una valenza anche per il presente. Forse questa la prima sfida affrontata. Poi, perseguire l'idea dell'incontro tra note e versi, scegliendo la strada di sonorità a volte più minimali, altre volte più ricche e solari, per trovare un dialogo tra le forme. Testi tratti da A. Artaud, G. Cavalcanti, G. Bruno, H. Muller, G. Stein, M. Gualtieri, W. Szymborska e Lotus Sutra. L'operazione non era facile, e infatti non sempre risulta a fuoco, tuttavia si tratta di un disco assai intrigante.
Guido Siliotto

Giant Sand

Giant Sand
"Blurry Blue Mountain"
Fire
E' passato un quarto di secolo dall'esordio dei Giant Sand e parecchia acqua è passata sotto i ponti. E così per la creatura di Howe Gelb è tempo di bilanci, tanto che la sua etichetta discografica ha deciso di ristamparne tutti i dischi, compresi quelli solisti e quelli della Band Of Blacky Ranchette. Ma, soprattutto, è tempo di un nuovo album, "Blurry Blue Mountain". Accompagnato da Thoger T. Lund al contrabbasso, Peter Dombernowsky alla batteria, Anders Pedersen a slide e steel guitar, Nikolaj Heyman alla chitarra e all'organo e la voce di Lonna Kelly, Howe – autore di tutte le canzoni - dimostra ancora una volta tutte le sue qualità, quelle che lo hanno reso un punto di riferimento per gli amanti di quella musica americana capace di guardare alla tradizione con onestà e personalità. Il country sta al centro della scena, al solito impreziosito con qualche punta jazzata e con un piglio qua e là elettrico che non guasta. Un po' di mestiere e tanta ispirazione lo guidano anche stavolta. Un artista di cui davvero non possiamo fare a meno.
Guido Siliotto

Tiamottì

AA.VV.
“Tiamottì – 11+1 canzoni d'amore italiane a fumetti”
Arcana, pp. 150, a colori, euro 16,50
Quando non c'erano gli mp3, ci si faceva le compilation su cassetta e dentro ci stava giusto una decina di canzoni. Con quest'ottica nostalgica, Andrea Provinciali, livornese, redattore di “Mucchio selvaggio”, ha raccolto un manipolo di fumettisti italiani, incaricati di rendere su carta, mediante disegni e nuvole, alcune più o meno celebri canzoni italiane. Tutte canzoni dove l'amore è al centro della narrazione, così che anche il compito dei disegnatori è stato quello di partire da questo sentimento, ma con licenza di ampie variazioni sul tema. Operazione ispirata a una storia uscita in un “Cannibale” pubblicato nel lontano 1978, dove i grandi Stefano Tamburini e Tanino Liberatore ipotizzavano per Umberto Tozzi un ruolo da fiancheggiatore grazie alla celebre “Ti amo”. Storia qui presente come ghost-track accanto alle versioni rivedute e corrette di brani come “Il cielo in una stanza”, “Se ti tagliassero a pezzetti”, “La cura”, oltre a “L'incontro” tutto labronico tra Piero Ciampi e Francesco Ripoli. Un ottimo lavoro, buono anche per testare lo stato niente male della scena fumettistica nazionale.
Guido Siliotto

Paolo Sorge Tetraktys Electric Guitar Quartet

Paolo Sorge Tetraktys Electric Guitar Quartet
“Tetraktys”
Improvvisatore Involontario
Partendo dalla riflessione secondo cui la chitarra, protagonista nel pop e nel rock, è spesso in secondo piano nella classica e nel jazz, Paolo Sorge ha messo in piedi un quartetto di sole chitarre elettriche: accanto a lui, anche Giancarlo Mazzù, Fabrizio Licciardello ed Enrico Cassia. Arriva così un nuovo album per l'ensemble Tetraktis, nome che è anche un riferimento pitagorico. Un lavoro ostico solo sulla carta, giacchè l'ascolto, che però deve essere rispettoso ed attento, regala piacevoli emozioni. Accanto a composizioni originali (facile intuire la presenza di parti improvvisate), anche un pezzo rubato a Claude Debussy (la rilettura del terzo movimento tratto dal quartetto d’archi op.10), un brano di Fred Frith (“Goongerah”) e un altro di Elliot Sharp (“Bubblewrap”), anche a sancire il riferimento per dei possibili padri ispiratori. Facile immaginare la fatica dei quattro musicisti a doversi limitare al dialogo reciproco, salvo gli assoli, giustamente elencati nelle note di copertina. Disco che mantiene aperte nuove prospettive e nel contempo si fa apprezzare per la qualità del risultato.
Guido Siliotto

Hugo Race

Hugo Race
"Fatalists"
Interbang
C'è da un quarto di secolo Hugo Race sulle mappe del buon rock. Il tempo passa, qualche ruga in più, ma l'artista australiano non perde colpi. "Fatalists" (vinile viola in edizione limitata 599 copie) segna un tassello importante nella carriera del musicista di Melbourne, già membro originario dei Bad Seeds di Nick Cave e poi alla guida, negli anni ottanta, di The Wreckery. Uscito per l'italiana Interbang, a ricordarci del legame tra Race e il nostro paese - come confermano anche le collaborazioni passate con Cesare Basile e Afterhours -, non smentisce la predilezione per la matrice blues, venata di romantica psichedelia, ad impreziosire un songwriting sincero ed ispiratissimo. Il disco, ci dicono le note, è nato per caso, proprio in Italia, durante un periodo di convalescenza per la polmonite, ed è un concept album sulla morte e sulla fragilità umana. Il suono è prevalentemente acustico, i toni introspettivi, le composizioni semplici nella struttura quanto efficaci, per nulla inclini ai colpi ad effetto, a dimostrazione che la classe non è acqua.
Guido Siliotto

venerdì 5 novembre 2010

Father Murphy

Father Murphy
“No room for the weak”
Boring Machines
Sono unici i Father Murphy, senz'altro una tra le più interessanti formazioni del panorama italiano. La musica del trio, infatti, rifugge da facili classificazioni. Dall'esordio in chiave psichedelica, un lento ma inesorabile percorso ha condotto Federico Zanatta, Chiara Lee e Vittorio Demarin a dare sempre maggiore risalto al lato oscuro del proprio suono, al fine di definire una visione apocalittica davvero adeguata ai tempi che stiamo vivendo. C'è il folk, ma nella sua declinazione più tenebrosa, e le canzoni appaiono come una sorta di invocazione, che però, invece che al cielo, pare rivolta agli inferi. L'operazione programmatica del combo risulta piuttosto aliena rispetto agli standard del nostro rock, non stupiscono allora le frequentazioni d'oltreoceano e i tour assieme a band del calibro di Xiu Xiu e Deerhoof. Impossibile non consigliare l'ascolto di questo ep – che contiene, fra l'altro, una cover di Leonard Cohen, "There Is A War" - , con l'auspicio però che sia la chiave d'accesso al mondo dei Father Murphy.
Guido Siliotto

Stian Westerhus

Stian Westerhus
“Pitch Black Star Spangled”
Rune Grammofon
Il norvegese Stian Westerhus è senz'altro uno dei giovani chitarristi da tenere d'occhio. Sotto il prestigioso marchio Rune Grammofon, esce il suo secondo lavoro. Attivo in varie band (tra cui Puma e Jaga Jazzist), qui fa tutto da solo, mostrando una visione a dir poco radicale dell'uso della sei corde, che viene letteralmente martoriata all'insegna dell'improvvisazione pura e alla ricerca di suoni spigolosi e lancinanti, frutto di uno studio attento sull'utilizzo degli effetti, ma anche in preda all'istinto più libero. “Pitch Black Star Spangled” di sicuro non è un disco facile, a tratti drammatico e funesto, altre volte più rarefatto e meditativo. Qua e là eccessivo nei risultati, il lavoro di Westerhus è comunque assai pregevole. Da non mancare neppure l'appuntamento coi Puma, una delle formazione in cui è protagonista, anch'essa fuori con un ottimo nuovo cd, “Half Nelson Courtship” – sempre targato Rune Grammofon -, esempio di fruttuoso incontro tra free-rock, free-jazz ed elettronica, davvero consigliato.
Guido Siliotto

Bachi da pietra

Bachi da pietra
“Quarzo”
Wallace / Santeria
Dopo “Insect Tracks”, tornano i Bachi da pietra con un nuovo album di inediti. “Quarzo”, che, come l'assonanza suggerisce, è il quarto disco firmato da Bruno Dorella e Giovanni Succi, rappresenta una ulteriore tappa del percorso artistico del duo, che dimostra ancora una volta di non volersi fermare, bensì di insistere nell'ampliare gli orizzonti pur senza tradire il principio dell'assoluta essenzialità della materia di cui è fatta la propria musica. Non solo per il numero di strumenti utilizzati (chitarra e batteria), ma anche per il lavoro per sottrazione svolto da Succi nei confronti delle liriche, che vivono di una poetica assolutamente originale. Stavolta c'è un tentativo di aprirsi in maniera più evidente alla melodia, provando in qualche modo ad esporsi alla luce, anziché restare nell'oscurità. Compare un pianoforte (“Non è vero quel che dicono”, “Muta”), si tentano derive trip-hop (“Orologeria”, con tanto di campionamento da Isaac Hayes), è vero, ma attenzione: questi sono sempre i Bachi da pietra e il pop, con loro, resta qualcosa da maneggiare con cura.
Guido Siliotto

Puttin' On the Ritz

Puttin' On the Ritz
“White Light / White Heat”
Hot Cup
L'idea è già di per sé quanto meno stravagante: rifare, canzone per canzone, l'album più ostico e sperimentale dei Velvet Underground. Ma da gente come i Puttin' On the Ritz è lecito aspettarsi di tutto. Il duo, formato dall'improbabile crooner BJ Rubin e dall'istrionico batterista Kevin Shea, dopo un esordio dove spiccavano le cover di celebri classici degli anni cinquanta, stavolta si cimenta nella rilettura integrale di “White Light / White Heat” e lo fa alla grande. Chiamati attorno a sé alcuni creativi della scena newyorkese (Moppa Elliott al basso, Jon Irabagon al sax, Sam Kulik al trombone e Nate Wooley alla tromba), eccoli reinterpretare le canzoni di Reed e soci in maniera del tutto personale, cercando però di coglierne lo spirito. Un centro pieno: le chitarre sostituite coi fiati, il canto improbabile di BJ Rubin, la batteria sempre su di giri di Shea. Tra i pezzi più riusciti, senz'altro la conclusiva “Sister Ray”, che ospita all'organo Matt Mottel, compagno di Shea nei Talibam!.
Guido Siliotto

Aleksandar Zograf

Aleksandar Zograf
“Storie”
Fandango Libri / Coconino Press, pp. 176, a colori, euro 17,50
I suoi lavori più celebri, “Lettere dalla Serbia” e “Saluti dalla Serbia”, opere di grande spessore che lo lanciarono nel “graphic journalism” alla fine degli anni novanta, mentre impazzava la guerra in ex-Jugoslavia e Belgrado veniva bombardata dalla Nato. Aleksandar Zograf è oggi autore affermato, che fa del fumetto il tramite per la sua arte visionaria, attraverso la quale porre lo sguardo su piccole e grandi cose della vita con la curiosità di un bambino. “Storie” mette insieme gli appunti di viaggio raccolti in giro per il mondo, città nuove e l'incontro con persone comuni e personaggi più o meno straordinari (da fumettisti del calibro di Will Eisner a gruppi musicali misteriosi come The Residents). Da spunti a volte apparentemente banali, l'autore fa spiccare il volo alla fantasia, con esiti mai scontati. Questi brevi racconti, la produzione più recente di Zograf, sono presentati in una bella edizione a colori, che evidenzia le qualità di uno stile capace di mettere assieme il tratto da fumetto underground con una sensibilità davvero acuta.
Guido Siliotto

Francesco Cusa Skrunch

Francesco Cusa Skrunch
“Jacques Lacan - A True Musical Story”
Improvvisatore Involontario
Un disco che è anche una seduta psicanalitica? Ci prova Francesco Cusa, di nuovo in pista col suo progetto Skrunch. Con il marchio dell'etichetta da lui stesso fondata, la sempre più autorevole Improvvisatore Involontario, il batterista e percussionista catanese mette in scena un nuovo tassello nel percorso a questo punto non solo musicale della sua creatura. Il disco, dedicato allo psicanalista francese Jacques Lacan, il quale indagò a lungo sulla nozione di inconscio, si divide in due parti, “Electric” e “Vocal”, con i medesimi brani visti sotto due diverse prospettive, versione strumentale e cantata. Prosegue così al meglio l'indagine sull'incontro / scontro fra jazz e rock, ormai una costante per le musiche targate Skrunch. Accanto a Cusa, autore delle composizioni, ci sono Dario De Filippo (percussioni), Piero Bittolo Bon (sax alto), Beppe Scardino (sax baritono), Carlo Natoli e Paolo Sorge (chitarra) nella prima parte, mentre nella seconda compaiono, oltre Giacomo Ancillotto alla chitarra, anche Marta Raviglia e Gaia Mattiuzzi alla voce.
Guido Siliotto

Carl Oesterhelt & Johannes Enders

Carl Oesterhelt & Johannes Enders
“Divertimento Für Tenorsaxophon Und Kleines Ensemble”
Alien Transistor
Per l'etichetta con base a Monaco fondata nel 2003 da Micha e Markus Acher (meglio noti per la militanza in The Notwist), già scuderia di Console, 13&God e Chronomad, esce ora un nuovo album realizzato da una coppia di musicisti non proprio inedita. Alien Transistor dà infatti alle stampe il frutto della nuova collaborazione tra il polistrumentista Carl Oesterhelt e il sassofonista Johannes Enders, già compagni d'avventura nei Tied & Tickled Trio. Per chi ha una certa dimestichezza col post-rock anni novanta e con le varie commistioni tra jazz, rock ed elettronica, si tratta di nomi che rappresentano una buona garanzia di qualità. E infatti anche questo “Divertimento Für Tenorsaxophon Und Kleines Ensemble” non delude affatto le aspettative. Come d'abitudine, nonostante il titolo altisonante e pur non proponendo i due musicisti nulla di nuovo né di particolarmente spericolato, si tratta di una godibilissima raccolta di brani di media lunghezza dove il jazz è abilmente sporcato con le più svariate suggestioni.
Guido Siliotto

Gianni Marchetti

Gianni Marchetti
“Il mio Piero Ciampi”
Coniglio, pp. 112 + cd, euro 32
Dal più stretto collaboratore di Piero Ciampi arriva una preziosa testimonianza dopo tanti anni di silenzio.
Gianni Marchetti, l’autore delle musiche della gran parte delle canzoni del poeta livornese, finalmente decide di mettere nero su bianco il resoconto di oltre dieci anni di vita artistica in comune e di grande e sincera amicizia. Tutt'altro che una biografia, bensì il ritratto di un artista unico, difficile, straordinario.
Nel cd allegato, tra l'altro, alcuni testi inediti musicati e arrangiati da Marchetti e affidati alla voce di Assia, altri brani in versione strumentale e il provino di “Due”. Ancora un tassello imprescindibile per tenere viva la figura del grande Piero Ciampi.
Guido Siliotto

Andrea Marutti & Fausto Balbo

Andrea Marutti & Fausto Balbo
“Detrimental Dialogue”
Afe / Fratto9 Under The Sky / Boring Machines
Non poteva che dare buoni frutti l'incontro tra Andrea Marutti e Fausto Balbo, due musicisti da tempo tra gli esponenti più in vista della nostra musica elettronica di ricerca, già autori anche in passato di ottime prove. Il percorso che ha condotto alla realizzazione di “Detrimental Dialogue” parte da lontano: registrati a quattro mani e poi elaborati in separata sede tra il 2007 e il 2009, i brani dell'album sono stati poi ridefiniti in una lunga sessione di mixaggio collettivo effettuata con macchine rigorosamente analogiche nello studio di Balbo. Il risultato è un'opera dal taglio sperimentale divisa in quattro lunghe tracce dove confluisce tutto il bagaglio dei due autori, una sorta di viaggio cinematico che risente in positivo della strumentazione vintage e accompagna l'ascolto in una possibile definizione di ambient perennemente disturbata. La copertina, col suo immaginario sci-fi d'annata, ben suggerisce una plausibile prospettiva per uno dei dischi più intriganti tra quelli in cui ci siamo imbattuti di recente.
Guido Siliotto

Carillon Del Dolore / Petali Del Cariglione

Carillon Del Dolore / Petali Del Cariglione
"Al Nostro Contempo"
Contempo/Spittle
Uscita imperdibile per gli amanti del dark italiano d'annata. Il sodalizio tra le due etichette fiorentine Contempo e Spittle consente il recupero di due importanti dischi del rock tricolore: in uno sfizioso cofanetto, intitolato “Al Nostro Contempo”, ecco la versione in compact disc dei due vinili usciti negli anni ottanta proprio su Contempo firmati l'uno Carillon del Dolore e l'altro Petali del Cariglione, vale a dire la formazione romana tra i principali alfieri della new-wave nel nostro paese. “Trasfigurazione” è una delle vette della band, disco assai cupo, pieno di riferimenti all'erotismo estremo e alle passioni più esiziali, viaggio negli inferi che non ha perso il suo fascino ancora oggi. Il secondo cd contenuto in questo bel box – con all'interno un libretto di 36 pagine con foto, note e una breve intervista - contiene “Capitolo IV”, album di commiato caratterizzato dalla produzione di Valor dei Christian Death, che segna il cambio di formazione, di nome e, in parte, di sonorità, virando in qualche modo verso la psichedelia, tentando di trovare una diversa dinamica delle canzoni e nuove strade.
Guido Siliotto

X

AA.VV.
“X”
Comma 22, pagg. 352, a colori, euro 22
Col primo segno ti lascia solo un avvertimento, col secondo non hai più scampo. X è il giustiziere della notte di Arcadia, la metropoli che rappresenta le grandi città di tutto il mondo, dove domina la corruzione, dove i politici fanno affari con la malavita e nessuno può scagliare la prima pietra perchè nessuno è innocente. X, col suo costume nero e il mantello rosso sangue, vigila a modo suo, seguendo una propria morale, applicando la propria legge. Un eroe atipico, che non ha pietà per le sue vittime, una volta che ha emesso la condanna a morte. Un fumetto che arriva dalla mente di Mike Richardson, fondatore della storica e gloriosa casa editrice statunitense Dark Horse, sviluppato da diversi autori che si sono avvicendati alle storie e ai disegni nel corso del tempo. Comma 22 propone ora il primo volume tutto a colori di una raccolta completa degli albi fin qui pubblicati, a dir poco imperdibile per ogni autentico appassionato del fumetto noir, tavole dove tutto è all'insegna dell'adrenalina, del sangue e della violenza.
Guido Siliotto

Mice Parade

Mice Parade
“What It Means To Be Left-Handed”
Fat Cat
Arriva al settimo album la creatura di Adam Pierce, fiore all'occhiello in casa Fat Cat. “What It Means To Be Left-Handed” è il nuovo cd targato Mice Parade in oltre dieci anni di attività, periodo in cui la band ha conservato ottime credenziali grazie alla sempre buona qualità dei suoi lavori. E non fa eccezione neppure questa ultima raccolta, tredici canzoni (compresa “Mallo Cup”, cover dei Lemonheads), che, come è d'abitudine, spaziano nel panorama pop senza una bussola che costringa a mantenere salda la rotta, ma col gusto un po' artigianale di mescolare le carte, a volte in maniera fin troppo libera, tanto da rischiare lo spaesamento in chi ascolta. Se, dunque, è inutile cercare per Mice Parade un vero genere di riferimento, ma occorre citare indie-pop, folk, musica etnica, jazz e quant'altro, ciò che soccorre il recensore nel dare un giudizio è la indiscutibile bellezza delle canzoni ivi contenute, che sono il frutto di un viaggio musicale che va dall'Africa al Brasile fino al mediterraneo, conservando intatto gusto e poetica.
Guido Siliotto

Very Short Shorts

Very Short Shorts
"Background music for bank robberies"
Bar La Muerte
Suggeriscono forse troppo la copertina e il titolo del cd firmato Very Short Shorts, trio italo-francese di base a Berlino. Le colonne sonore per rapine in banca perpetrate da Stefan Manca (piano), Stefano Roveda (violino) e Jeremy Thòma (batteria), con tanto di passamontagna ben calato sul volto, rimandano subito alle musiche dei poliziotteschi anni settanta, oggi rispolverate, amate e idolatrate. Se dunque questo sembra essere l'immaginario di partenza, non ci si attenda però all'ascolto la riproposizione di melodie già sentite. Il progetto appare infatti del tutto originale e le composizioni e le interpretazioni risultano qualitativamente molto buone. Se l'approccio del trio è dichiaratamente punk-rock, la strumentazione dal canto suo non può che allontanare da esiti scontati e avvicinare inevitabilmente al jazz. Grintosi e romantici al punto giusto, giovani ma con le idee chiare.
Guido Siliotto

Pierfrancesco Pacoda

Pierfrancesco Pacoda

"New Wave: la scena post-punk inglese 1978 1982"
NdA Press, pp. 144, euro 14,50
Dopo il monumentale saggio di Simon Reynolds, ben poco c'è da aggiungere sull'argomento post-punk. Il volume curato dal giornalista Pierfrancesco Pacoda non prova neppure a porsi come ennesima trattazione enciclopedica, è piuttosto un'agile guida che trova il proprio punto di forza nelle interviste ad alcuni esponenti del movimento musicale, che, seppure collocato tra la fine degli anni settanta e l'inizio del decennio successivo, continua ad influenzare in maniera significativa anche il rock odierno. Rispondono all'appello – tra gli altri - Killing Joke, Glaxo Babies, Raincoats, The Ruts e Robert Wyatt. C'è anche una discografia essenziale illustrata e la traduzione di alcune liriche tra le più significative del periodo.
Guido Siliotto

Japan Files

AA.VV.
“Japan Files”
Jacobelli, euro 12,50
Che gli appassionati di manga (fumetti) e anime (cartoni animati) si facciano sotto. Con “Japan Files” troveranno infatti pane per i loro denti. Si tratta di una collana di monografie dedicata alla ricchissima produzione giapponese, sempre più amata nel nostro paese. Cinque i volumi pubblicati finora, dedicati ad alcuni nomi che rappresentano dei punti fermi per qualsiasi appassionato: dal robot Gundam al giovane ninja Naruto, da Death Note a Ken il guerriero, fino all'arte di Ai Yazawa (l'autore di Nana), si tratta di storie e personaggi che offrono parecchi spunti di analisi e approfondimento. Il lavoro degli autori dei vari saggi è molto approfondito, curato nei dettagli e a prova di fans. Il corredo di illustrazioni è davvero ricchissimo e ogni volume contiene un ampio spazio dedicato agli aspetti collaterali, dalla musica al collezionismo e alle più disparate curiosità, fino ad una indagine sul sempre crescente fenomeno cosplayer.
Guido Siliotto

Lontano. Homage to Giacinto Scelsi

AA.VV.
“Lontano. Homage to Giacinto Scelsi”
ST Produzioni Sonore
Una lista lunga così di musicisti chiamati ad omaggiare Giacinto Scelsi, il compositore spezzino considerato uno dei padri della musica elettronica sperimentale. “Lontano. Homage to Giacinto Scelsi” è il titolo del cd (recentemente ristampato in edizione limitata), un progetto curato dal musicista Stefano Tedesco – spezzino pure lui, ma è di casa anche a Londra – il quale ha pensato bene di coinvolgere alcuni amici più o meno altolocati, con alcuni dei quali ha collaborato nei vari ensemble che lo vedono coinvolto, e ha chiesto loro di realizzare appositamente un brano in qualche modo ispirato al maestro della musica microtonale. Sebastien Roux e Eddie Ladoire, Rafael Toral, Elio Martusciello, David Toop, Skoltz e Kolgen, Scanner, KK Null, Alvin Curran, Efzeg, Eddie Prevost e John Butcher, Lawrence English, Olivia Block, Rhodri Davies e Joe Williamson insieme allo stesso Stefano Tedesco – in rigoroso ordine di apparizione - hanno lavorato, ciascuno con la propria sensibilità, con risultati davvero pregevoli.
Guido Siliotto

martedì 28 settembre 2010

Gronge

Gronge
“Senile Agitation – A Giovanni Lindo”
Contempo
Torna una delle più intelligenti e inclassificabili realtà del panorama musicale italiano con un nuovo disco pubblicato da una storica etichetta toscana. L'incontro tra Gronge e Contempo ha dato i suoi frutti con questo “Senile Agitation – A Giovanni Lindo”, nuovo album della band romana, quella che a metà degli anni ottanta si inventò il technopunkcabaret e provò a scuotere dalle fondamenta il nostro sonnacchioso rock. Tutto ruota ancora attorno al leader Marco Bedini (voce), coadiuvato da Tiziana Loconte (voce), Maurizio Bozzao (tastiere) e Vincenzo Caruso (basso). Il vecchietto che scuote il bastone in copertina contribuisce a chiarire fin da subito il sarcasmo della dedica a Giovanni Lindo, il Ferretti di CCCP/CSI/PGR, scimmiottato nella traccia che apre il cd. Del resto, il sarcasmo è sempre stato una delle chiavi di lettura dei testi di Bedini (che già dedicò un disco a Claudio Villa!), ricchi di riferimenti alla società. La musica è una forma di punk elettronico poco attento alle mode del momento, molto vario nelle sfumature ma quasi sempre a fuoco, a conferma che il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Guido Siliotto

David B.

David B.
“Il Grande Male”
Coconino Press, pp. 384, euro 22
Coconino Press offre, in un unico volume in edizione integrale, il capolavoro di David B., maestro del fumetto francese. “Il grande male” è l’opera che per prima gli ha dato notorietà al di fuori dei confini nazionali ed è il racconto autobiografico, senza reticenze ma ricco di licenze poetiche, della famiglia Beauchard alle prese con i problemi connessi alla grave malattia del fratello di David, Jean-Christophe, e del suo progressivo peggioramento. Una vicenda privata che scorre mentre il mondo va avanti inesorabile. Con un magnifico bianco e nero e una sensibilità eccezionale, David B. sa coinvolgere ed affascinare il lettore, adottando soluzioni grafiche di rara intensità.
Guido Siliotto

Zeus!

Zeus!
“Zeus!”
Smartz / Escape from Today / Shove / Bar La Muerte / Sangue Dischi / OffSet
Prendiamo il pubblico dei film horror. C'è chi si accontenta di qualche porta che cigola, una colonna sonora che esplode al momento giusto e un po' di buio con qualche effetto speciale. E poi c'è chi invece vuole tanto sangue, crudeltà assortite e nessuna concessione al buon cuore. Bene, facendo un parallelo, per chi dalla musica vuole solo emozioni forti Zeus! è un nome da tenere presente. Si tratta di un duo all'esordio discografico (offerto da una cordata di etichette), sebbene sia Luca Cavina (basso) che Paolo Mongardi (batteria) abbiano un lungo curriculum: il primo è – tra l'altro – nei Calibro 35, mentre Mongardi ha suonato con Jennifer Gentle e Il Genio. Sulle qualità tecniche non si discute e in effetti basta ascoltarlo tutto d'un fiato questo disco – oppure intercettare la band dal vivo – per rendersene conto. Descriverlo? I generi di riferimento sono quelli che fanno più rumore: hardcore, noise, metal, il tutto cucito assieme con mano ferma a servizio di solide geometrie. Fin troppo granitico, ma c'è da credere che era proprio questo l'effetto voluto.
Guido Siliotto

Rafael Grampà

Rafael Grampà
“Mesmo Delivery”
Comma 22, pp. 80 a colori, euro 12
Non è certo per stomaci deboli “Mesmo Delivery”, esordio nel mondo graphic novel di questo giovane disegnatore brasiliano, Rafael Grampà, già autore di cartoni animati, illustratore e grafico pubblicitario. Uno che parte in quarta con una storia a base di ultraviolenza, con tutte le qualità per colpire allo stomaco: personaggi solo ed esclusivamente sopra le righe – un finto Elvis del tutto fuori di testa e un enorme ex boxeur un po' suonato, oltre a un manipolo di comprimari che fanno accapponare la pelle – uniti in una vicenda che ha come sfondo la provincia americana più degradata. Un viaggio in camion con un carico misterioso, una scazzottata all'ultimo sangue, il diavolo che ghigna. Divertimento allo stato puro e nessuna concessione al buon gusto. Chiude il volume qualche pagina dedicata ai disegni preparatori a testimoniare un talento davvero fulminante.
Guido Siliotto

St.ride

St.ride
“Cercando niente”
Niente
Non smetteremo mai di consigliarvi l'ascolto delle uscite discografiche che provengono, con regolarità ormai da oltre un anno, da questa vitale etichetta che si chiama Niente Records. E non smetteremo mai di ritenere Edo Grandi e Maurizio Gusmerini, che ne sono i fondatori, due tra le menti più lucide dell'underground italiano. Un ruolo conquistato sul campo anche grazie al progetto St.ride, col quale hanno fatto evolvere nel tempo, senza mai ripetersi, con instancabile voglia di raggiungere nuovi obiettivi per fagocitarli e andare ancora avanti, un'idea musicale acuta e personale. In questo disco, che è anche il sesto volume pubblicato da Niente Records, cambiano di nuovo le carte in tavola, convinti che sia necessario recuperare l'uso della voce in maniera più tradizionale. Ma, per loro, il recupero è per guardare sempre oltre e la forma canzone è il pretesto per disturbare ancora una volta i nostri sonni. Oltre l'elettronica, stavolta c'è anche una chitarra e Andrea Ferraris alla batteria, per una parvenza di rock, che più blasfemo non si può.
Guido Siliotto

Bachi da pietra

Bachi da pietra
“Insect Tracks”,
Wallace / Boring Machines / Bronson
Se non vivessimo tempi di magra, potremmo inquadrare questa, di primo acchito, tra le operazioni commerciali volte ad approfittare del successo di una band recuperandone alcune canzoni live oltre ai soliti inediti. Ma non scherziamo, qui siamo nel sottobosco italiano, dove ancora le cose si fanno con una certa dose di passione e convinzione. Se non bastasse, Bachi da pietra è tra le realtà più significative di questi ultimi anni, quindi ben arrivato a questo nuovo lavoro - ideato da Francesco Donadello dei Giardini di Mirò - che già si distingue fin dal formato, vinile più dvd (un documentario con immagini che frugano tra dimensione live e studio, firmato dal video-maker Luigi Conte). Nel disco, registrato al Teatro Dimora l'Arboreto, otto tracce di cui sei dal vivo che rappresentano lo stato attuale – dopo i numerosi concerti della band – nell'evoluzione di alcune delle tracce più riuscite del duo, sempre più scarne e minimali. Tutt'altro che riempitivi gli inediti, citando niente meno che Tom Waits. A questo punto aspettiamo Bruno Dorella e Giovanni Succi al varco del quarto album, “Quarzo”.
Guido Siliotto

Heraclite

Heraclite
“Heraclite”
Naxo / Urgence Disk
Nel marasma di uscite discografiche, ogni tanto ce n'è qualcuna che, per qualche particolare motivo, riesce a farsi strada e stimolare la curiosità. Non è facile, ma questo cd firmato Heraclite parte con una marcia in più, vista l'idea di partenza, quella di musicare nientemeno che le parole dell'antico filosofo greco Eraclito (quello del celebre aforisma “Tutto scorre”, per intenderci). Ma lungi dal voler dare ad esse un abito pomposo e solenne, questa band - che annovera musicisti francesi, svizzeri e greci - opta per una forma musicale molto vicina al post-punk più tribale. Un suono che richiama alla mente – tra le altre – band come 23 Skidoo e, a tratti, Blurt, vista anche la presenza di un sassofonista oltre al classico trio chitarra-basso-batteria. La voce, però, resta il tratto distintivo, impegnata a cantare le parole del filosofo, non senza creare un certo senso di spaesamento all'ascolto, vista la particolarità dell'idioma prescelto, il greco antico. Nel complesso si tratta comunque di un disco che lascia soddisfatti, specie nei suoi momenti più ritmati, c'è solo da chiedersi cosa Gautier Degandt e soci si inventeranno per il futuro.
Guido Siliotto

Joe Boyd

Joe Boyd
“Le biciclette bianche. La mia musica e gli anni sessanta”
Odoya, pp. 286, euro 18
Joe Boyd è stato un protagonista degli anni sessanta – periodo che lui racchiude tra due date: l'estate del '56 e l'ottobre del '73, con l'apice nel luglio '67 con l'esibizione dei Tomorrow all'UFO di Londra. Tour manager di Muddy Waters, produttore di Nick Drake, Pink Floyd e Fairport Convention, Boyd è il classico personaggio senza il cui lavoro, seppure lontano dai riflettori, forse le cose sarebbero andate diversamente. Con “Le biciclette bianche. La mia musica e gli anni sessanta” non può fare altro che procedere come si fa con un'autobiografia, raccontando le cose fatte e vissute. Fatto sta che, parlando di sé, parla di un mondo magico e irripetibile, pieno di musica, creatività, case discografiche a caccia di talenti, grandi concerti e artisti unici.
Guido Siliotto

ElectroAcousticSilence

ElectroAcousticSilence
“Flatime”
Amirani
Non è certo una novità l'incontro tra jazz ed elettronica, nel nome del quale sono nati enormi capolavori, ma sono stati compiuti anche terribili misfatti. Se non è alla novità dell'idea che ci si può affidare, allora, in questi casi conta l'ispirazione, l'onestà e la bravura del musicista. A parte il fatto che Amirani Records è ormai garanzia di qualità e dunque il suo marchio già ben predispone all'ascolto, il lavoro firmato ElectroAcousticSilence è senz'altro ottimo. L'ensemble è composto da Mirio Cosottini e Alessio Pisani ai fiati, Filippo Pedol al contrabbasso e al basso elettrico, Andrea Melani alla batteria. Assieme a loro, il giapponese Taketo Gohara riveste il ruolo di “sound designer”, imponendo dunque il dialogo tra gli strumenti più classici del jazz e il computer. Senza spingersi verso impervie sperimentazioni, i musicisti coinvolti preferiscono seguire strade che assicurano la piacevolezza dell'ascolto, realizzando così un'opera che, pur sperimentando, riesce a comunicare agevolmente tutta la propria bellezza.
Guido Siliotto

The Hutchinson

The Hutchinson
“Clan”
Wallace / Il verso del cinghiale
Torna il quartetto che ha preso in prestito il nome dal biondo di “Starsky & Hutch”, già così suggerendo che le Ford Gran Torino rosse con una striscia bianca, le sparatorie e gli inseguimenti fanno parte delle passioni extra-musicali, mentre il suono è in buona parte debitore del funky più grezzo e aggressivo. Una componente che, disciolta in un magma noise, genera questa esplosiva miscela che rende dirompenti i brani che compongono “Clan”, nuovo lavoro firmato The Hutchinson, licenziato dalla veterana Wallace in collaborazione con la giovane ma promettente Il verso del chinghiale. Non ci sono grosse evoluzioni rispetto al precedente parto discografico: l'idea di partenza consiste nel realizzare cavalcate strumentali potenti e senza mezze misure, dove gli strumenti colpiscono allo stomaco e la sezione ritmica fa scuotere la testa, mentre l'inserto di un sax dall'indole free-jazz rende il tutto ancora più sfizioso. La perizia musicale dei quattro e la qualità del suono rendono il disco davvero un gioiellino da non perdere, almeno per chi ama questo tipo di sonorità.
Guido Siliotto

Roberto Calabrò

Roberto Calabrò
“Eighties Colours. Garage, beat e psichedelia nell'Italia degli anni Ottanta"
Coniglio, pp. 240, euro 34
Italia, 1985, esce "Eighties Colours", disco compilation che contiene i brani più significativi di una manciata di oscure band e che diventa ben presto il manifesto di una scena musicale che trova nei sixties la propria linfa vitale. Mentre impazza la new wave, alcuni musicisti decidono di guardare ai suoni di vent'anni prima e creare un mondo fatto di psichedelia, garage-rock, pantaloni scampanati, improbabili caschetti e camicie sgargianti. La Toscana, al solito, è in prima linea: Birdmen Of Alkatraz, Liars, Pikes In Manic, Steeplejack, Soul Hunters e Strange Flowers sono i nomi di punta. Il libro del giornalista Roberto Calabrò (“L'espresso”, “La Repubblica”) per la prima volta fotografa quegli anni con grande passione e competenza, un excursus che tiene conto dei musicisti, dei dischi e delle fanzine, arricchito da un ampio corredo di immagini e una discografia ragionata.
Guido Siliotto

Prince

Prince
“20Ten”
NPG
Prince è tornato e lo ha fatto, come al solito, a modo suo. “Internet è finito,” ha tuonato “non vedo perché dovrei dare la mia musica ad iTunes, visto che non mi paga in anticipo”. E così, deciso a sorpassare la Rete, oltre che le odiate case discografiche, ha pensato – come già per “Planet Earth” - di far uscire il suo nuovo cd in allegato ad alcune riviste europee - Italia esclusa, purtroppo. Del resto, se Internet è in grado di rendere disponibile, gratis e illegalmente, ogni nota che viene pubblicata oggigiorno, compresa la sua, tanto vale fare un bel regalo ai fan, oltre che una mossa pubblicitaria niente male. E, perché no, puntare sui concerti, che Prince ha tenuto in giro per il nostro continente durante l'estate (Italia esclusa, ancora una volta), anche se poi la scaletta era per lo più incentrata sui vecchi brani più celebri. “20Ten” - composto, suonato e prodotto tutto da Prince - è comunque un'ottima raccolta di canzoni, che guarda un po' al passato e un po' al presente, muovendosi agilmente, come solo il genietto di Minneapolis è capace di fare, tra i mille rivoli della black music, il tutto in una sintesi che resta, nonostante gli anni, un invidiabile marchio di fabbrica. Domina la componente funky, ma ci sono molte derive soul, fin dal brano d'apertura, “Compassion”, qualche pezzo lento (“Future Soul Song”) e incursioni hip-hop, come nella conclusiva secret-track “Laydown” dove il musicista di Minneapolis ironicamente conia per sé un nuovo epiteto, citando Guerre Stellari per autoproclamarsi nientemeno che “The purple Yoda”. Ad ogni modo, sebbene non al livello dei suoi album più classici, “20Ten” è senza dubbio un ottimo ascolto, sebbene confermi la sensazione che sarà difficile potersi attendere in futuro grosse novità dalla musica di Prince.
Guido Siliotto

mercoledì 30 giugno 2010

Valerio Bindi / MP5

Valerio Bindi / MP5
“Acqua Storta”
Meridiano Zero, pp. 172, b/n, euro 15
Una storia d'amore, di violenza, onore e camorra in una Napoli in rigoroso bianco e nero. Tratta dall'omonimo romanzo di L.R. Carrino, “Acqua Storta” è l'intensa graphic novel realizzata da Valerio Bindi alla sceneggiatura e MP5 ai disegni. Giovanni, il figlio del boss, un duro senza scrupoli, si perde in un inconfessabile amore omosessuale per Salvatore, il cassiere del clan, tenuto rigorosamente segreto, perché uccidere si può, ma voler bene a un uomo è peccato che si paga con il sangue. In una città terribile e senza mezze misure, tra topi e monnezza, rifiuti tossici e omicidi efferati, regolamenti di conti e tragedie, non c'è scampo per nessuno e la tenerezza è destinata a scontrarsi con la realtà come il mare sugli scogli a Mergellina. Premio Lucca Comics 2009 come migliore storia breve.
Guido Siliotto

martedì 22 giugno 2010

Squarcicatrici

Squarcicatrici
“Squarcicatrici”
Wallace / Frigorifero / Burp / San Giuseppe
Secondo album per Squarcicatrici, uno dei mille progetti di Jacopo Andreini (Enfance Rouge, Jealousy Party, Ronin, Nando Meet Corrosion e Bz Bz Ueu, per dirne alcuni). Il polistrumentista toscano, per chi ha avuto modo nel corso degli anni di seguirne le gesta, è uno che non si tira indietro davanti a nulla – una volta si definì “l'uomo che suona tutto ed è ovunque”. E però, se puoi trovarlo a pestare i tamburi in un combo rock o a soffiare nel sax in un ensemble free-jazz, la sua aspirazione sembra essere quella di andare in giro per il mondo in un solo disco, mescolando le più disparate sonorità. Allora è proprio con Squarcicatrici che il sogno diventa realtà e l'idea si materializza alla perfezione: coadiuvato da una nutrita schiera di compagni d'avventura, eccolo mettere assieme 13 brani che sono Africa, Balcani, Mediterraneo e quant'altro in una botta sola. Ma ciò che colpisce, a parte la qualità, è che si tratta di un disco che non solo non delude i palati più esigenti, ma potrebbe pure conquistare chi, questa roba, non la vorrebbe neppure come sottofondo. Potenza della (buona) musica.
Guido Siliotto

S.U.S. Succede Una Sega

S.U.S. Succede Una Sega
“Il cavallo di Troia”
S.U.S. / A Buzz Supreme
“La gente dice che non conto / arrivo a dieci e sono stanco”. “Rimpiango l'utero luogo senza fretta / cavo calmo caldo in cui nulla si aspetta”. Sono solo un esempio delle liriche contenute in questo “Il cavallo di Troia”, album dei S.U.S. Succede Una Sega, all'esordio con 10 anni di gavetta alle spalle. Già scegliere una frase del genere per darsi un nome vorrà pur dire qualcosa. In effetti, il trio capitanato da Alessio Chiappelli manifesta fin dal primo ascolto, come tratto distintivo, una certa vena irriverente, da “toscanacci”. Non è una novità, del resto: la cosiddetta scena toscana ha questa caratteristica piuttosto diffusa, che rappresenta, a seconda dei punti di vista, la classica marcia in più o, al contrario, un punto a sfavore e un insuperabile ostacolo a scavalcare i confini regionali. Sta di fatto che le canzoni dei S.U.S. non deludono affatto e meritano attenzione anche da un punto di vista delle sonorità, muovendosi bene tra influenze più o meno consapevoli: indie-rock da una parte, funk dall'altra, con una innegabile vena cantautorale. Insomma, una miscela che potrebbe portare lontano.
Guido Siliotto

Nastro

Nastro
“Nastro”
To Lose La Track
Il nome è suggestivo e già dà un'idea dell'immaginario a cui si rifa questo quartetto romano. Nastro, ovvero il supporto che negli anni ottanta soprattutto ha rivoluzionato la diffusione della musica, quando ancora gli mp3 non erano neppure una possibilità. Attivi dal 2006, i quattro musicisti cominciano fin da subito a trafficare con batterie elettroniche, sintetizzatori, chitarre e percussioni, cercando di trovare il bandolo della matassa e mettere insieme dance, funk, dub e tutto quello che fa muovere i fianchi. L'incontro con il deus ex machina Scott Brown dei Black Ice risulta provvidenziale: mettono a punto una decina di brani che poi convergono nell'album di debutto, omonimo. La marcia in più, però, è la scelta di cantare in italiano, che permette una maggiore comunicatività e meglio fa emergere certa ironia di fondo, immancabile in un progetto del genere. Disco che fa ballare e divertire, ben realizzato e con copertina fighetta: i Nastro meritano attenzione, aspettandoli magari a prove che ne confermino il talento.
Guido Siliotto

Marshall / Guazzaloca / Mimmo / Adu

Marshall / Guazzaloca / Mimmo / Adu
“The Shoreditch Concert”
Amirani
Le note di copertina ci informano, attraverso la penna di Dario Palermo, che i musicisti hanno dovuto combattere con l'acustica della St. Leonard Church, chiesa londinese situata nel quartiere di Shoreditch. Un luogo che possiamo immaginare particolarmente suggestivo per un concerto, che però si rivela ostile. Ma pare che proprio queste difficoltà, incrementando il dovere di concentrazione, abbiano contribuito non poco all'intensità del risultato. C'è da crederci. Ad ogni modo, per ciò che ci interessa, l'ascolto di questo album firmato da un quartetto d'eccezione conferma la qualità delle produzioni dell'etichetta Amirani Records, qui a una delle sue uscite migliori. Hannah Marshall al violoncello, Nicola Guazzaloca al piano, Gianni Mimmo al sax soprano e Leila Adu alla voce sono gli artefici di queste cinque tracce il cui filo conduttore è una improvvisazione di grande livello emotivo. Versatili e comunicativi, i quattro si dimostrano tanto creativi, quanto realmente capaci di coinvolgere, con esecuzioni di grande spessore. Disco che richiede, all'ascolto, almeno la concentrazione che i quattro hanno dovuto mettere nel suonare, ma si tratta di una dolce fatica, davvero ben ripagata.
Guido Siliotto

Six Minute War Madness

Six Minute War Madness
“Full Fathom Six”
Wallace / Il verso del cinghiale / Santeria
Correva l'anno 2000 e usciva “Full Fathom Six”, tappa conclusiva della carriera dei Six Minute War Madness, una delle più importanti band italiane degli anni novanta. Un disco che chiudeva un percorso in maniera inattesa, mettendo in pratica con maturità la commistione tra rock e sperimentazione, tanto che, anche ad ascoltarlo oggi, appare quanto mai pregevole. Da un lato il noise e il post-rock, dall'altro la musica d'avanguardia, in un equilibrio pericoloso, precario ed eccitante. A dieci anni di distanza, è tempo di bilanci: Wallace Records, nata proprio quando si chiudeva il ciclo della band, ne ha raccolto in qualche modo il testimone, favorendo in seguito le scorribande artistiche di Xabier Iriondo e Paolo Cantù, e provvede ora – con Il verso del cinghiale e Santeria (l'etichetta che lo pubblicò allora) - a fornire una preziosa ristampa del disco ormai introvabile, un doppio cd che contiene anche brani rari e inediti (versioni demo, partecipazioni a compilation, pezzi dal vivo), rendendo così l'ascolto assolutamente imperdibile, per chi c'era e per chi non c'era.
Guido Siliotto

Samuel Katarro

Samuel Katarro
“The Halfduck Mistery”
Angle / Trovarobato
Cos'è rimasto di quel ragazzo che sul palco si presentava da solo, chitarra e voce, per scarne e deliranti canzoni? E cosa è rimasto del blues di “Beach Party”, il suo cd d'esordio uscito un paio d'anni fa? Ben poco, all'ascolto di questo secondo album “The Halfduck Mistery”. C'è ancora quel nomignolo assurdo che Alberto Mariotti da Pistoia ha deciso un giorno di cucirsi addosso. Samuel Katarro sembra cambiare pelle, ma lui già ci aveva avvertito in tempi non sospetti che le influenze non erano quelle più evidenti. Il giovanotto ha sempre ammesso di essere un vorace ascoltatore, capace di apprezzare tanto le cose più ostiche dei Pere Ubu quanto i peggiori dischi dei Beach Boys, giusto per citare un paio dei suoi miti personali. Ecco che, allora, l'unica cosa da fare per lui in questa seconda fatica era pagare il giusto tributo alla musica degli anni sessanta, riappropriarsi di quelle atmosfere e suonare come in una macchina del tempo. Ne è venuto fuori un disco spazzante, finemente arrangiato, a tratti geniale. La conferma di un talento visionario.
Guido Siliotto

Jim McCarthy / Steve Parkhouse

Jim McCarthy / Steve Parkhouse
“Sex Pistols, la biografia a fumetti”
BD, pp. 96, b/n, euro 10
Dopo “Io & Freddie” di Mike Dawson, dedicata al leader dei Queen, la casa editrice BD offre un'altra connessione rock/fumetti con la biografia dei Sex Pistols. Un libricino sfizioso, in primis per i fan, meglio se teenager, che potranno gustarsi la storia della band grazie agli efficaci disegni di Steve Parkhouse e ai testi - invero un po' troppo didascalici - di Jim McCarthy. Le vicende raccontate, bene o male, sono tutte quelle essenziali per rivivere il percorso del quartetto, dagli esordi e i primi concerti, con la celebre comparsata tv nel programma di Bill Grundy e le selvagge scorribande negli uffici della case discografiche, fino al devastante tour americano e alla tragica fine di Sid Vicious e della sua fidanzata Nancy Spungen, senza mai scordare il ruolo di primo piano giocato dall'astuto manager Malcolm Mclaren, scomparso lo scorso 8 aprile.
Guido Siliotto

Simon Reynolds

Simon Reynolds
“Energy Flash. Viaggio nella cultura rave”
Arcana, pp. 680, euro 28
Con Simon Reynolds si va sul sicuro. Competenza, passione, prosa accattivante. Questa pubblicata da Arcana è la versione riveduta e corretta di un grande classico come “Energy Flash”, giustamente considerato come una sorta di bibbia della musica elettronica. Arriva a vent'anni da quel fenomeno che fu l'acid house, tanto eccitante da un punto di vista strettamente musicale, quanto dirompente, nel bene e nel male, da un punto di vista sociale. Dunque, quella di Reynolds non è solo un'analisi delle varie diramazioni – jungle, garage, trance, fino alle più recenti grime e dubstep – quanto il resoconto delle ripercussioni di questa rivoluzione artistica nelle menti dei giovani protagonisti della generazione rave. Insomma, un altro testo imprescindibile del giornalista inglese, già autore di “Post-punk” e “Hip-Hop Rock”.
Guido Siliotto

The Shipwreck Bag Show

The Shipwreck Bag Show
“Kc”
Wallace
Cambia rotta The Shipwreck Bag Show. Dopo le meditazioni attorno al blues dei due lavori precedenti, il duo composto da Xabier Iriondo e Roberto Bertacchini approda al rock, ma lo fa, ovviamente, in maniera del tutto personale. La prima cosa che colpisce in questo nuovo album, intitolato “Kc” (con un ritratto di Kit Carson in copertina), è l'adesione alla forma canzone, seppure a dir poco sui generis. Il suono elettrico di Iriondo è saturo, ricco di distorsioni. La batteria di Bertacchini, di cui conosciamo l'incedere claudicante, marchio di fabbrica per la musica di Starfuckers / Sinistri, stavolta pare invece normalizzata. Ma è proprio la voce di quest'ultimo che diventa protagonista, attraverso le liriche e il modo di cantare. Per le prime, il lavoro consiste nel togliere significati, nascondere il senso, mescolare le carte, con risultati qua e là dal vago sapore surrealista. La voce, infine, è l'elemento davvero spiazzante: stonata, obliqua, fuori fase, capace di scardinare ogni certezza. E quest'ansia del duo di tentare nuovi territori e superare i confini risulta oltre modo affascinante.
Guido Siliotto