martedì 28 settembre 2010

Gronge

Gronge
“Senile Agitation – A Giovanni Lindo”
Contempo
Torna una delle più intelligenti e inclassificabili realtà del panorama musicale italiano con un nuovo disco pubblicato da una storica etichetta toscana. L'incontro tra Gronge e Contempo ha dato i suoi frutti con questo “Senile Agitation – A Giovanni Lindo”, nuovo album della band romana, quella che a metà degli anni ottanta si inventò il technopunkcabaret e provò a scuotere dalle fondamenta il nostro sonnacchioso rock. Tutto ruota ancora attorno al leader Marco Bedini (voce), coadiuvato da Tiziana Loconte (voce), Maurizio Bozzao (tastiere) e Vincenzo Caruso (basso). Il vecchietto che scuote il bastone in copertina contribuisce a chiarire fin da subito il sarcasmo della dedica a Giovanni Lindo, il Ferretti di CCCP/CSI/PGR, scimmiottato nella traccia che apre il cd. Del resto, il sarcasmo è sempre stato una delle chiavi di lettura dei testi di Bedini (che già dedicò un disco a Claudio Villa!), ricchi di riferimenti alla società. La musica è una forma di punk elettronico poco attento alle mode del momento, molto vario nelle sfumature ma quasi sempre a fuoco, a conferma che il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Guido Siliotto

David B.

David B.
“Il Grande Male”
Coconino Press, pp. 384, euro 22
Coconino Press offre, in un unico volume in edizione integrale, il capolavoro di David B., maestro del fumetto francese. “Il grande male” è l’opera che per prima gli ha dato notorietà al di fuori dei confini nazionali ed è il racconto autobiografico, senza reticenze ma ricco di licenze poetiche, della famiglia Beauchard alle prese con i problemi connessi alla grave malattia del fratello di David, Jean-Christophe, e del suo progressivo peggioramento. Una vicenda privata che scorre mentre il mondo va avanti inesorabile. Con un magnifico bianco e nero e una sensibilità eccezionale, David B. sa coinvolgere ed affascinare il lettore, adottando soluzioni grafiche di rara intensità.
Guido Siliotto

Zeus!

Zeus!
“Zeus!”
Smartz / Escape from Today / Shove / Bar La Muerte / Sangue Dischi / OffSet
Prendiamo il pubblico dei film horror. C'è chi si accontenta di qualche porta che cigola, una colonna sonora che esplode al momento giusto e un po' di buio con qualche effetto speciale. E poi c'è chi invece vuole tanto sangue, crudeltà assortite e nessuna concessione al buon cuore. Bene, facendo un parallelo, per chi dalla musica vuole solo emozioni forti Zeus! è un nome da tenere presente. Si tratta di un duo all'esordio discografico (offerto da una cordata di etichette), sebbene sia Luca Cavina (basso) che Paolo Mongardi (batteria) abbiano un lungo curriculum: il primo è – tra l'altro – nei Calibro 35, mentre Mongardi ha suonato con Jennifer Gentle e Il Genio. Sulle qualità tecniche non si discute e in effetti basta ascoltarlo tutto d'un fiato questo disco – oppure intercettare la band dal vivo – per rendersene conto. Descriverlo? I generi di riferimento sono quelli che fanno più rumore: hardcore, noise, metal, il tutto cucito assieme con mano ferma a servizio di solide geometrie. Fin troppo granitico, ma c'è da credere che era proprio questo l'effetto voluto.
Guido Siliotto

Rafael Grampà

Rafael Grampà
“Mesmo Delivery”
Comma 22, pp. 80 a colori, euro 12
Non è certo per stomaci deboli “Mesmo Delivery”, esordio nel mondo graphic novel di questo giovane disegnatore brasiliano, Rafael Grampà, già autore di cartoni animati, illustratore e grafico pubblicitario. Uno che parte in quarta con una storia a base di ultraviolenza, con tutte le qualità per colpire allo stomaco: personaggi solo ed esclusivamente sopra le righe – un finto Elvis del tutto fuori di testa e un enorme ex boxeur un po' suonato, oltre a un manipolo di comprimari che fanno accapponare la pelle – uniti in una vicenda che ha come sfondo la provincia americana più degradata. Un viaggio in camion con un carico misterioso, una scazzottata all'ultimo sangue, il diavolo che ghigna. Divertimento allo stato puro e nessuna concessione al buon gusto. Chiude il volume qualche pagina dedicata ai disegni preparatori a testimoniare un talento davvero fulminante.
Guido Siliotto

St.ride

St.ride
“Cercando niente”
Niente
Non smetteremo mai di consigliarvi l'ascolto delle uscite discografiche che provengono, con regolarità ormai da oltre un anno, da questa vitale etichetta che si chiama Niente Records. E non smetteremo mai di ritenere Edo Grandi e Maurizio Gusmerini, che ne sono i fondatori, due tra le menti più lucide dell'underground italiano. Un ruolo conquistato sul campo anche grazie al progetto St.ride, col quale hanno fatto evolvere nel tempo, senza mai ripetersi, con instancabile voglia di raggiungere nuovi obiettivi per fagocitarli e andare ancora avanti, un'idea musicale acuta e personale. In questo disco, che è anche il sesto volume pubblicato da Niente Records, cambiano di nuovo le carte in tavola, convinti che sia necessario recuperare l'uso della voce in maniera più tradizionale. Ma, per loro, il recupero è per guardare sempre oltre e la forma canzone è il pretesto per disturbare ancora una volta i nostri sonni. Oltre l'elettronica, stavolta c'è anche una chitarra e Andrea Ferraris alla batteria, per una parvenza di rock, che più blasfemo non si può.
Guido Siliotto

Bachi da pietra

Bachi da pietra
“Insect Tracks”,
Wallace / Boring Machines / Bronson
Se non vivessimo tempi di magra, potremmo inquadrare questa, di primo acchito, tra le operazioni commerciali volte ad approfittare del successo di una band recuperandone alcune canzoni live oltre ai soliti inediti. Ma non scherziamo, qui siamo nel sottobosco italiano, dove ancora le cose si fanno con una certa dose di passione e convinzione. Se non bastasse, Bachi da pietra è tra le realtà più significative di questi ultimi anni, quindi ben arrivato a questo nuovo lavoro - ideato da Francesco Donadello dei Giardini di Mirò - che già si distingue fin dal formato, vinile più dvd (un documentario con immagini che frugano tra dimensione live e studio, firmato dal video-maker Luigi Conte). Nel disco, registrato al Teatro Dimora l'Arboreto, otto tracce di cui sei dal vivo che rappresentano lo stato attuale – dopo i numerosi concerti della band – nell'evoluzione di alcune delle tracce più riuscite del duo, sempre più scarne e minimali. Tutt'altro che riempitivi gli inediti, citando niente meno che Tom Waits. A questo punto aspettiamo Bruno Dorella e Giovanni Succi al varco del quarto album, “Quarzo”.
Guido Siliotto

Heraclite

Heraclite
“Heraclite”
Naxo / Urgence Disk
Nel marasma di uscite discografiche, ogni tanto ce n'è qualcuna che, per qualche particolare motivo, riesce a farsi strada e stimolare la curiosità. Non è facile, ma questo cd firmato Heraclite parte con una marcia in più, vista l'idea di partenza, quella di musicare nientemeno che le parole dell'antico filosofo greco Eraclito (quello del celebre aforisma “Tutto scorre”, per intenderci). Ma lungi dal voler dare ad esse un abito pomposo e solenne, questa band - che annovera musicisti francesi, svizzeri e greci - opta per una forma musicale molto vicina al post-punk più tribale. Un suono che richiama alla mente – tra le altre – band come 23 Skidoo e, a tratti, Blurt, vista anche la presenza di un sassofonista oltre al classico trio chitarra-basso-batteria. La voce, però, resta il tratto distintivo, impegnata a cantare le parole del filosofo, non senza creare un certo senso di spaesamento all'ascolto, vista la particolarità dell'idioma prescelto, il greco antico. Nel complesso si tratta comunque di un disco che lascia soddisfatti, specie nei suoi momenti più ritmati, c'è solo da chiedersi cosa Gautier Degandt e soci si inventeranno per il futuro.
Guido Siliotto

Joe Boyd

Joe Boyd
“Le biciclette bianche. La mia musica e gli anni sessanta”
Odoya, pp. 286, euro 18
Joe Boyd è stato un protagonista degli anni sessanta – periodo che lui racchiude tra due date: l'estate del '56 e l'ottobre del '73, con l'apice nel luglio '67 con l'esibizione dei Tomorrow all'UFO di Londra. Tour manager di Muddy Waters, produttore di Nick Drake, Pink Floyd e Fairport Convention, Boyd è il classico personaggio senza il cui lavoro, seppure lontano dai riflettori, forse le cose sarebbero andate diversamente. Con “Le biciclette bianche. La mia musica e gli anni sessanta” non può fare altro che procedere come si fa con un'autobiografia, raccontando le cose fatte e vissute. Fatto sta che, parlando di sé, parla di un mondo magico e irripetibile, pieno di musica, creatività, case discografiche a caccia di talenti, grandi concerti e artisti unici.
Guido Siliotto

ElectroAcousticSilence

ElectroAcousticSilence
“Flatime”
Amirani
Non è certo una novità l'incontro tra jazz ed elettronica, nel nome del quale sono nati enormi capolavori, ma sono stati compiuti anche terribili misfatti. Se non è alla novità dell'idea che ci si può affidare, allora, in questi casi conta l'ispirazione, l'onestà e la bravura del musicista. A parte il fatto che Amirani Records è ormai garanzia di qualità e dunque il suo marchio già ben predispone all'ascolto, il lavoro firmato ElectroAcousticSilence è senz'altro ottimo. L'ensemble è composto da Mirio Cosottini e Alessio Pisani ai fiati, Filippo Pedol al contrabbasso e al basso elettrico, Andrea Melani alla batteria. Assieme a loro, il giapponese Taketo Gohara riveste il ruolo di “sound designer”, imponendo dunque il dialogo tra gli strumenti più classici del jazz e il computer. Senza spingersi verso impervie sperimentazioni, i musicisti coinvolti preferiscono seguire strade che assicurano la piacevolezza dell'ascolto, realizzando così un'opera che, pur sperimentando, riesce a comunicare agevolmente tutta la propria bellezza.
Guido Siliotto

The Hutchinson

The Hutchinson
“Clan”
Wallace / Il verso del cinghiale
Torna il quartetto che ha preso in prestito il nome dal biondo di “Starsky & Hutch”, già così suggerendo che le Ford Gran Torino rosse con una striscia bianca, le sparatorie e gli inseguimenti fanno parte delle passioni extra-musicali, mentre il suono è in buona parte debitore del funky più grezzo e aggressivo. Una componente che, disciolta in un magma noise, genera questa esplosiva miscela che rende dirompenti i brani che compongono “Clan”, nuovo lavoro firmato The Hutchinson, licenziato dalla veterana Wallace in collaborazione con la giovane ma promettente Il verso del chinghiale. Non ci sono grosse evoluzioni rispetto al precedente parto discografico: l'idea di partenza consiste nel realizzare cavalcate strumentali potenti e senza mezze misure, dove gli strumenti colpiscono allo stomaco e la sezione ritmica fa scuotere la testa, mentre l'inserto di un sax dall'indole free-jazz rende il tutto ancora più sfizioso. La perizia musicale dei quattro e la qualità del suono rendono il disco davvero un gioiellino da non perdere, almeno per chi ama questo tipo di sonorità.
Guido Siliotto

Roberto Calabrò

Roberto Calabrò
“Eighties Colours. Garage, beat e psichedelia nell'Italia degli anni Ottanta"
Coniglio, pp. 240, euro 34
Italia, 1985, esce "Eighties Colours", disco compilation che contiene i brani più significativi di una manciata di oscure band e che diventa ben presto il manifesto di una scena musicale che trova nei sixties la propria linfa vitale. Mentre impazza la new wave, alcuni musicisti decidono di guardare ai suoni di vent'anni prima e creare un mondo fatto di psichedelia, garage-rock, pantaloni scampanati, improbabili caschetti e camicie sgargianti. La Toscana, al solito, è in prima linea: Birdmen Of Alkatraz, Liars, Pikes In Manic, Steeplejack, Soul Hunters e Strange Flowers sono i nomi di punta. Il libro del giornalista Roberto Calabrò (“L'espresso”, “La Repubblica”) per la prima volta fotografa quegli anni con grande passione e competenza, un excursus che tiene conto dei musicisti, dei dischi e delle fanzine, arricchito da un ampio corredo di immagini e una discografia ragionata.
Guido Siliotto

Prince

Prince
“20Ten”
NPG
Prince è tornato e lo ha fatto, come al solito, a modo suo. “Internet è finito,” ha tuonato “non vedo perché dovrei dare la mia musica ad iTunes, visto che non mi paga in anticipo”. E così, deciso a sorpassare la Rete, oltre che le odiate case discografiche, ha pensato – come già per “Planet Earth” - di far uscire il suo nuovo cd in allegato ad alcune riviste europee - Italia esclusa, purtroppo. Del resto, se Internet è in grado di rendere disponibile, gratis e illegalmente, ogni nota che viene pubblicata oggigiorno, compresa la sua, tanto vale fare un bel regalo ai fan, oltre che una mossa pubblicitaria niente male. E, perché no, puntare sui concerti, che Prince ha tenuto in giro per il nostro continente durante l'estate (Italia esclusa, ancora una volta), anche se poi la scaletta era per lo più incentrata sui vecchi brani più celebri. “20Ten” - composto, suonato e prodotto tutto da Prince - è comunque un'ottima raccolta di canzoni, che guarda un po' al passato e un po' al presente, muovendosi agilmente, come solo il genietto di Minneapolis è capace di fare, tra i mille rivoli della black music, il tutto in una sintesi che resta, nonostante gli anni, un invidiabile marchio di fabbrica. Domina la componente funky, ma ci sono molte derive soul, fin dal brano d'apertura, “Compassion”, qualche pezzo lento (“Future Soul Song”) e incursioni hip-hop, come nella conclusiva secret-track “Laydown” dove il musicista di Minneapolis ironicamente conia per sé un nuovo epiteto, citando Guerre Stellari per autoproclamarsi nientemeno che “The purple Yoda”. Ad ogni modo, sebbene non al livello dei suoi album più classici, “20Ten” è senza dubbio un ottimo ascolto, sebbene confermi la sensazione che sarà difficile potersi attendere in futuro grosse novità dalla musica di Prince.
Guido Siliotto