sabato 31 dicembre 2011

Gipi

Gipi
“Esterno notte / S. / La mia vita disegnata male”
Coconino Press, pp. 368, euro 11,90
La collana “Omnibus” è l'interessante idea di Coconino Press per far conoscere l'opera dei grandi autori del fumetto moderno, proposti in forma di antologia in un unico volume a prezzo speciale. Gipi non poteva che essere una delle prime scelte, un po' perchè best seller della casa editrice in questione, un po' per il ruolo da protagonista assunto in questi ultimi anni, non solo nel panorama italiano. Ecco allora insieme tre delle sue opere più importanti: la raccolta di racconti “Esterno notte” e i due graphic novel “S.” e “La mia vita disegnata male”. Qui si apprezzano i temi cari all'autore pisano, sviluppati con grande padronanza di mezzi e piena consapevolezza, in attesa che ritrovi l'ispirazione per tornare al fumetto, indaffarato com'è tra cinema e letteratura. Per chi già non li possiede, l'occasione è ghiotta per portarseli a casa in un solo colpo, sebbene inevitabilmente, ma è l'unico neo, patiscano un po' il formato ridotto di questa nuova edizione economica.
Guido Siliotto

venerdì 30 dicembre 2011

Massimo Zamboni

Intervista a Massimo Zamboni
Quando Massimo Zamboni, lo storico chitarrista – e non solo – di CCCP e CSI, si è imbattuto nella voce e nella personalità di Angela Baraldi, è scoccata la scintilla, che ha dato ottimi frutti, vale a dire un cd ("Solo una terapia. Dai CCCP all'estinzione") e un infuocato tour. "Come tutte le cose migliori, è stato il caso a volerlo", spiega lo stesso Zamboni. "Ho capito subito che la voce di Angela mi avrebbe consentito di ripercorrere tutta la mia vicenda artistica: solo con lei, ne sono certo, potrei suonare tanto i primi brani dei CCCP quanto le mie nuove canzoni con la stessa intensità e gli stessi ottimi risultati". E infatti proprio questo è il menu del concerto, un viaggio che va dagli storici brani targati CCCP e CSI fino alle ultime produzioni di Zamboni, comprese quelle del suo più recente cd "Estinzione di un colloquio amoroso". E lui ci tiene a sottolineare che non c'è stata nessuna premeditazione, ma che neppure si tratta della classica operazione nostalgia. "In realtà", spiega il musicista, "tutto sta nel titolo stesso del progetto, che si chiama "Solo una terapia", vale a dire un momento di guarigione per me in particolare, che finalmente posso di nuovo proporre dal vivo canzoni che non suonavo da troppo tempo, ma anche per il pubblico. Ritengo che questo sia un paese gravemente malato, una crisi che deve metterci di fronte all'amara realtà, ormai fin troppo chiara: l'Italia non ha più alcuna forza trainante, siamo diventati un'appendice del Mediterraneo. Non siamo un esempio per nessuno e purtroppo non vedo proprio alcuna via d'uscita, nonostante Tv e giornali provino ogni tanto a mostrare una realtà che è del tutto artefatta, diversa da quella che puoi constatare girando per strada e semplicemente guardandoti intorno e parlando con le persone. Al contrario, ci sono paesi che hanno saputo rinnovarsi e, soprattutto, volgere a proprio favore l'integrazione di persone che arrivano da fuori, mentre noi continuiamo a temere chissà quale invasore, senza capire che il vero nemico parla la nostra stessa lingua e ci sta portando verso il disastro". Insomma, con trent'anni di carriera alle spalle Zamboni continua ad essere lucido e incisivo e il pubblico pare apprezzare. "Sono davvero entusiasta, è bellissimo vedere ai concerti più generazioni accomunate da questa musica, dai settantenni che avevano quarant'anni quando ho cominciato fino ai loro nipotini, che magari si chiamano Emilia o Juri proprio grazie alle nostre canzoni!".
Guido Siliotto

Tom Waits

Tom Waits
"Bad As Me"
Anti
A sette anni di distanza da “Real Gone” e a quattro da “Orphans”, Tom Waits è tornato  con un album nuovo di zecca, molto atteso per verificare lo stato di salute di un musicista tra i più rappresentativi della storia musicale americana. Ed è un rientro che suona come una sorta di percorso avanti e indietro lungo la carriera dell'artista di Pomona, tanto vario nei contenuti quanto ricco di auto-citazioni. A tal punto che non sarebbe poi così azzardato consigliare, a chi si accosta per la prima volta a Tom Waits, di partire proprio da “Bad As Me”. Infatti qui, come raramente altrove, sono rappresentate le sue diverse anime, quella maggiormente intimista dei primi anni e quella più ostica e scorbutica da “Swordfishtrombones” in poi, sempre con la capacità di reinterpretare la tradizione in un'ottica talmente personale da risultare unica. In parte è un ritorno al passato, ma pure un incoraggiante passo avanti, che manifesta la voglia di raccontare ancora nuove storie, con quella inconfondibile ed impareggiabile voce. Tra i collaboratori, accanto alla conferma del sodalizio artistico, oltre che sentimentale, con Kathleen Brennan, spicca al solito la chitarra di Marc Ribot, da tempo tratto distintivo delle canzoni di Waits, ma c'è anche e soprattutto Keith Richards - di quei Rolling Stones omaggiati in “Satisfied” - il quale, oltre ad offrire la propria sei corde, duetta al microfono nella struggente “Last Leaf”. Da segnalare che il cd esce in doppia versione, quella normale e quella deluxe, quest'ultima con un cd in più con altri tre brani inediti.
Guido Siliotto

The Zen Circus

The Zen Circus - Intervista ad Andrea Appino
Era molto atteso il nuovo album degli Zen Circus, chiamati a confermare le ottime impressioni destate col precedente cd, "Andate tutti affanculo", che aveva segnato un'importante svolta per il trio pisano col passaggio alle liriche in italiano. E la band capitanata da Andrea Appino non ha deluso, confermandosi come una delle realtà più in forma del panorama rock tricolore. "Nati per subire" mette insieme sonorità indie-rock e testi acuti ed intelligenti con piena padronanza di mezzi ed una maturità espressiva ormai da applausi.
"E' stato un percorso lungo", spiega Appino, "ma ora come ora il flusso creativo è al suo apice e nessun tipo di fatica ci opprime se non quella fisica del portare la nostra musica in tutto il paese nel modo più capillare possibile. Ma è una bella fatica, la notte a volte mi scende una lacrima di felicità e soddisfazione. Nulla a che vedere con fatiche peggiori, quelle di tanti lavori sottopagati, che mi hanno insegnato che la vera truffa moderna è odiare il proprio lavoro, quando dovrebbe invece essere una delle più grandi soddisfazioni della propria esistenza".
Il titolo del cd è "Nati per subire": c'è aria di rassegnazione?
Assolutamente no. Col precedente album abbiamo aperto nella nostra discografia una "finestra sull'Italia" che ci ha dato una bella vista sul qualunquismo, la volgarità, l'opportunismo ed il cinismo di questo paese che sembra una scarpa. I Nati Per Subire, sono tutti coloro - noi compresi - che non sono messi in condizione di scrivere nemmeno una riga della propria storia e quindi possono solo subirla. Nessun proclama, solo un punto di vista su cosa significa vivere in Italia in questi strani anni.
Da quando, come dite voi, il nostro nobile stivale si è trasformato in una scarpa (una Nike taroccata, direi)?
Hai azzeccato il tipo di calzatura... Beh, piano piano, grazie alla propulsione di quel decennio maleodorante e putrido chiamato anni '80. Più in generale, da quando abbiamo voluto essere tutti qualcuno e andare in Tv, da quando il più forte ed il più codardo han sempre ragione, da quando abbiamo la vita pagata a rate, da quando a guidarci è la paura di essere poveri o di essere considerati tali, da quando abbiamo perso lo sguardo obliquo sul mondo, da quando non abbiamo più Pavese, Pasolini, Montanelli, Piero Ciampi e tanti altri. Ma nessuna nostalgia, la nostalgia fa vivere nel passato e proprio non è il caso.
Vedi qualche speranza?
Non parlerei di speranza, che considero una truffa. Piuttosto: abbiamo le capacità di soddisfare in pieno le nostre esistenze e quelle di chi ci sta accanto? E soprattutto: invece di preoccuparci delle vite degli altri e se Dio esiste o meno, riusciremo mai ad esistere noi? Ed in che misura? Queste sono le domande che ci fanno i personaggi del disco e che necessitano di una risposta quanto prima. Ma non sarà certo una band rock a darvi delle risposte. Sono le persone che cambiano il mondo.
C'è una generazione in particolare alla quale ti rivolgi?
La mia generazione, quella dei trentenni, ti confesso che mi fa un po' paura, perché mi somigliano molto, sia in positivo che in negativo, ma in ogni caso mi ci sento legato a doppio filo. E invece, senza nessuna premeditazione e con nostro grande stupore, sono proprio i giovanissimi ad apprezzarci di più. Ormai quella passione, quell'affetto e quell'attenzione sono parte di noi e possiamo dire che siamo molto fortunati ad avere dei ventenni così.
Guido Siliotto



Luciano Bianciardi

Luciano Bianciardi
“Il Risorgimento allegro. Breviario di italianità”
Stampa Alternativa, pp. 104, euro 12
È nota la passione che Luciano Banciardi nutriva per il Risorgimento italiano, basti ricordare alcune delle sue opere principali come “Da Quarto a Torino”, “La battaglia soda”, “Daghela avanti un passo”, “Garibaldi” e “Aprire il fuoco”, il cui titolo originale era però “Le Cinque Giornate”. Ovvio che non poteva mancare all’appello proprio lui, in quest’anno di celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. L’operazione curata dal figlio Ettore per Stampa Alternativa è un'antologia di brevi passi tratti dai principali testi dello scrittore grossetano sull’argomento, soprattutto “Daghela avanti un passo”. “L'idea”, spiega, “è stata quella di fare un vero e proprio breviario bianciardiano sul Risorgimento, ma per farlo abbiamo pensato ad un'impaginazione particolare: infatti, aprendo il libro in qualunque punto, si hanno davanti due pagine da leggere alla sera prima di spegnere la luce e sulle quali riflettere, che contengono un intero capitolo, breve ma intenso su un fatto risorgimentale, magari anche assai noto, ma comunque raccontato sempre in modo molto diverso dall'iconografia ufficiale”. Una lettura che, se da un lato può aprire nuove conoscenze sulla materia, ricco com’è di aneddoti, curiosità e personaggi più o meno straordinari, dall’altro conferma l’indole di un autore anticonformista come Bianciardi, oltre alla sua proverbiale corrosiva ironia, arma con la quale poteva permettersi di dispensare giudizi, spesso seguendo le sue simpatie (per Garibaldi, ad esempio) e antipatie (vedi le parole dedicate a Carlo Alberto). “Queste pagine”, prosegue Ettore, “dimostrano in maniera inequivocabile che non è vero che allora gli italiani fossero più seri e più patriottici di oggi, o comunque non nella maniera un po’ retorica con cui ce li vengono spesso a presentare. In realtà, il Risorgimento fu anche e soprattutto un momento di allegria, che coinvolse in maniera assai spontanea i giovani di allora, i quali forse non avevano tutti quegli ardori nazionali che si vuol attribuire loro, ma certamente una gran voglia di menare le mani”.
Guido Siliotto

Bianca Martinelli

Bianca Martinelli
“Andy Warhol Music Show”
Castelvecchi, pp. 256, euro 16
Indiscutibile il ruolo di Andy Warhol nella costruzione del nostro immaginario estetico. Una forza che deriva anche dalle sue frequentazioni rock, un po’ nel ruolo di mecenate (si pensi ai Velvet Underground), ma soprattutto come autore di alcune celebri e meno celeri copertine di dischi. Un’attività che lo impegnò lungo il corso di tutta la sua vicenda artistica, da quando, poco più che ventenne, per sbarcare il lunario si faceva affidare alcuni Lp jazz, fino alle ultime creazioni, di routine perchè tendevano a insistere su idee ormai ampiamente sfruttate, passando attraverso alcuni lavori che davvero sconvolsero il concetto stesso di copertina, dalla rivoluzionaria “banana” per la band di Lou Reed alla chiusura lampo per gli ammiccanti jeans su “Sticky Fingers” dei Rolling Stones. L’agile ma illustratissimo volume curato da Bianca Martinelli evidenzia le evoluzioni del suo percorso, con molti approfondimenti e qualche curiosità: ricordate le cover di “Made in Italy” e “Jazz” di Loredana Bertè?
Guido Siliotto

domenica 11 dicembre 2011

Amy Winehouse

Amy Winehouse
"Lioness: Hidden Treasures"
Island
Lo spettacolo deve continuare, si sa. Scomparsa lo scorso 23 luglio, Amy Winehouse è tuttavia nei negozi con un nuovo disco, postumo. Giurano che questo sarà il primo e ultimo. C'è da crederci? Vedremo. E sentiremo. Per ora c'è questo cd, "Lioness: Hidden Treasures", realizzato in accordo tra il padre Mitch e i produttori di sempre, Mark Ronson e Salaam Remi, che hanno spulciato tra quei brani meno conosciuti della cantante, anche se noti e sicuramente già patrimonio dei fan. Una raccolta che contiene tre quarti d’ora di musica di ottima qualità, dettaglio non da poco e che accresce ancora di più il rimpianto per ciò che la giovane artista avrebbe potuto darci se solo la sua vita non si fosse interrotta così presto. Tra le tracce risalenti al passato più prossimo ci sono la sognante "Between the cheats", che doveva entrare nel terzo album, "Like smoke", con accenti hip-hop e "A song for you" di Leon Russell, un omaggio a Donnie Hathaway. Non mancano "Body and soul", il duetto già incluso nell'ultimo cd di Tony Bennett, e neppure la cover "Our day will come" di Ruby & The Romantics, outtake dal primo album "Frank", mentre i brani tratti dalle registrazioni di "Black" sono la ballata "Tears" e "Wake up alone". Da segnalare infine le cover di "The girl from Ipanema" (Astrud e João Gilberto con Stan Getz) e di "Will you still love me tomorrow?" (Carole King), con archi e fiati in abbondanza. Una raccolta che aggiunge assai poco a quanto già si conosceva di Amy Winehouse e che tuttavia non potrà mancare nella collezione di chi l'ha amata. E se proprio l'operazione commercial-natalizia non vi va giù, aspettate dopo le feste per farla vostra.
Guido Siliotto

Kid Chocolat

Kid Chocolat
“Kaleidoscope”
Poor
La Svizzera non è esattamente al centro della scena pop mondiale. Eppure, di questi tempi è possibile trovare proprio dove meno te li aspetti artisti capaci di incuriosire. È il caso di Kid Chocolat, fondatore dell'etichetta Poor, appassionato di cinema e pop anni sessanta, amico di Love Motel e Tahiti 80, che sforna un disco che fin dal titolo vuol far girare la testa, denso com'è dei più disparati riferimenti. E' pop elettronico, ma senza campionamenti e con suoni vicini anche al rock, tra una cover degli EMF e un tributo alla compositrice-medium Rosemary Brown. Davvero sfizioso.
Guido Siliotto

?Alos / Xabier Iriondo

?Alos / Xabier Iriondo
“The Clouds”
Bar La Muerte / Tarzan
Il quarantacinque giri, il formato vinilico più stuzzicante di tutti, prepensionato dall'industria discografica ma mai veramente sconfitto, alla faccia del mini-cd. E se la moda del momento è il recupero delle tanto vituperate (a ragione) cassette, il vinile sette pollici non muore mai. Lo conferma la scelta di Stefania Pedretti (?Alos) e Xabier Iriondo di affidare proprio a questo cerchietto di felicità i frutti della loro collaborazione. Tre brani che testimoniano l'incontro in studio di registrazione tra la prima, artista a tutto tondo (musicista, pittrice e stilista, nota anche come metà degli Ovo e delle Allun) e un musicista creativo e bramoso di continue sperimentazioni come Iriondo (Afterhours, A Short Apnea, Uncode Duello, Polvere...). Tutt'altro che rassicurante il contenuto: i suoni gutturali emessi dall'ugola di Stefania ben si sposano con gli strumenti percossi da Iriondo (un banjolino, sorta di mandolino con la cassa del banjo, un monocordo acustico e un melobar, lap steel guitar modificata dallo stesso Iriondo), con la prospettiva di plasmare a proprio piacimento ispirazioni in chiave folk. L'auspicio è che si tratti dell'antipasto di un futuro album.
Guido Siliotto

sabato 10 dicembre 2011

Piet Mondrian

Piet Mondrian
"Purgatorio"
Urtovox
Si ispira nientemeno che al "Purgatorio" dantesco il secondo disco dei Piet Mondrian, un concept album che prevede nove tracce di cui sette dedicate ai vizi capitali e le altre due per l'Antipurgatorio e il Paradiso Terrestre. Temi che ad affrontarli non è certo una passeggiata, ma il duo di San Miniato non sembra voler nascondere le proprie ambizioni: da un nome altisonante (quello del celebre pittore olandese) ai punti di riferimento musicali che vanno da Gainsbourg a De André fino ai Baustelle, con una visione minimale del pop, non privo di una certa ironica seriosità. Le loro canzoni non lasciano indifferenti, vuoi per le liriche, mai banali e intelligenti in maniera quasi ostentata, vuoi per la musica, scarna e a tratti ossessiva, ma non noiosa. "Purgatorio" non è un disco facile, ma senz'altro intrigante. Alla fine delle registrazioni, però, del duo è rimasto solo Michele Baldini, voce e chitarra, autore dei testi e delle musiche, mentre Caterina Polidori (voce e batteria) ha lasciato e il progetto andrà avanti con due nuove musiciste. Imprevedibili dunque gli sviluppi futuri.
Guido Siliotto