martedì 22 settembre 2009

Egle Sommacal

Egle Sommacal, "Tanto non arriva", Unhip
Una chitarra acustica. Era questo l'ingrediente unico del magnifico esordio solista di due anni fa (“Legno”) firmato da Egle Sommacal, noto ai più per gli illustri trascorsi nei Massimo Volume. Il suo ritorno discografico, ancora sotto la protezione della sempre più autorevole etichetta bolognese Unhip (suoi anche gli ultimi Giardini di Mirò e The Zen Circus, per intenderci) è ancora una volta opera di straordinaria bellezza. Semplice, anche in questa occasione, la messa a fuoco: solo chitarra elettrica e fiati (sax tenore e contralto, tuba e bombardino). Non c'è altro, ma che musica! Singolare e ardito l'assortimento della formazione, ma Sommacal, ispirato per sua stessa ammissione dalle marce funebri delle bande jazz di New Orleans, raggiunge esiti davvero inaspettati. Il potere evocativo di queste tracce, interamente strumentali, è elevatissimo e questo è uno di quei dischi, rari, che mettono d'accordo senza fatica sperimentazione e comunicatività. Ne siamo certi fin d'ora: in un'ipotetica classifica di fine anno, “Tanto non arriva” merita di svettare. Bello alto.
Guido Siliotto

Squartet

Squartet, “Uwaga!”, JazzcoreInc.
In pista dal 2004, Squartet è un trio romano formato da Fabiano Marcucci al basso, Marco Di Gasbarro alla batteria e Manlio Maresca alla chitarra – più Francesco Fazzi al mixer. La loro casa si chiama JazzcoreInc, collettivo di musicisti ed etichetta, che ha licenziato ormai quattro anni fa il cd d'esordio, omonimo, e ora ci propone il seguito, dall'onomatopeico titolo "Uwaga!". Per chi non ama le catalogazioni e apprezza invece la musica senza confini, questo è il disco perfetto. È punk, è jazz, è noise, è funk: tutto questo compare, scompare e riappare di continuo nel suono del trio, per una miscela avvincente e assai godibile, così brillante negli incastri quanto temibile nel mostrare i muscoli. Dal vivo, del resto, sono micidiali (hanno condiviso il palco con Mike Watt, Melt Banana e Zu), ottimi musicisti, ma lontani dagli esasperati tecnicismi: li abbiamo intercettati all'ultimo Tagofest, dove hanno sfoggiato, oltre alle qualità peraltro già intuibili su cd, anche una sempre apprezzabile ironia.
Guido Siliotto

martedì 15 settembre 2009

Timber Timbre

Timber Timbre, “Timber Timbre”, Arts & Crafts
Dietro lo pseudonimo Timber Timbre si cela Taylor Kirk, giovane musicista canadese, che arriva con questo nuovo cd omonimo alla terza prova, dopo due album autoprodotti. Pubblicato da un'etichetta di culto come Arts & Crafts, è un disco che ha tutte le carte in regola per scuotere l'attenzione e lanciare definitivamente questo nome tra i più interessanti in circolazione. Considerazioni evidenti fin dal primo ascolto di un album che si muove in ambito blues, ma l'atmosfera che lo caratterizza è tanto evocativa da sfuggire ai soliti canoni ed è lo stesso autore a fornirci una possibile chiave di lettura, parlando di un improbabile “gothic rockabilly blues”. Definizione che, grosso modo, coglie nel segno. Tutto nasce con grande semplicità: bastano una voce confidenziale, chitarra e percussioni, qualche pennellata di archi e tastiere, per un suono minimale, ma davvero intenso. Pochi gli ospiti e un produttore esperto, ma si capisce che il buon Taylor – che gode in patria già di una discreta fama, scartato per un soffio dalla “short list” delle nomination al prestigioso Polaris Music Prize - ama fare le cose per conto proprio. Finché gli riescono così bene, perché chiedere di più?
Guido Siliotto

martedì 8 settembre 2009

Frànçois & The Atlas Mountains

Frànçois & The Atlas Mountains, "Plaine Inondable", Talitres
In pista dal 2003 come una sorta di menestrello tra folk e campionamenti, Frànçois Marry si muove da Bordeaux a Bristol in cerca di fortuna e in qualche modo la trova, collaborando con glorie locali come Movietone e Crescent, oltre agli scozzesi Camera Obscura, fino a realizzare un cd-r autoprodotto ("Les Anciennes Falaises"), seguito da un primo cd pubblicato con il gruppo Atlas Mountains ("The People to Forget" del 2006). Il nuovo album "Plaine Inondable" sarà a breve nei negozi per l'etichetta francese Talitres e, per registrarlo, il nostro si è accompagnato anche con il quintetto polifonico basco Bost Gehio e membri di Unkle Jelly Fish. Dotato di una voce particolarissima, che colpisce e pian piano seduce, Frànçois ha le idee chiare su come muoversi in territori che rimandano all'affollato panorama alt.country e alle desert-songs di certo cantautorato americano. Musica riflessiva ma mai noiosa, arrangiamenti vellutati e qua e là giocosi, un incedere senza fretta. Alla fine sarà pur vero che di dischi così ne abbiamo ascoltati a bizzeffe, ma resta il fatto che le tracce contenute in "Plaine Inondable" sono davvero capaci di lasciare il segno.
Guido Siliotto

St.ride

St.ride, “Compassione e risentimento”, Niente
Dopo quel compendio numero uno che ancora frigge nel nostro lettore, secondo volume per Niente Records, anche stavolta con la copertina a specchio e nessun titolo né indicazioni sul contenuto. Che però sveliamo subito: si tratta di “Compassione e risentimento”, nuovo cd firmato St.ride, magnifico duo genovese giunto ad una nuova tappa di un percorso che, francamente, ci intriga parecchio. Musica sperimentale quella creata da Edo Grandi e Maurizio Gusmerini: cura dei suoni, un uso molto particolare della voce, ritmi decostruiti, rumori vari. A questi ingredienti si uniscono le doti dei migliori alchimisti: idee chiare e voglia di nuovi percorsi. Ed è così che la band arriva a realizzare il suo disco più deflagrante e liberatorio, da ascoltare a volume altissimo. Grumi di suono, clangori a tratti insostenibili, ma con una dinamica che tiene lontano lo spettro della ripetitività e della violenza fine a se stessa. E poi quel pizzico di ironia che mai guasta.
Guido Siliotto