Dome La Muerte
“Poems for Renegades”
Japan Apart
Ci sono voluti oltre trent’anni di carriera a Domenico Petrosino, in arte Dome La Muerte, per pubblicare finalmente un album da solista. Dopo i dischi pubblicati con le varie band di cui ha fatto parte, dai CCM ai Not Moving, dagli Hush fino a The Diggers, “Poems for Renegades” è da molti punti di vista il suo lavoro più personale, concepito tutto da solo, sebbene arricchito dalla presenza di alcuni ospiti. L'album, che uscirà a giugno, si muove però stavolta fuori dal classico rock’n’roll di cui l’artista pisano è diventato, col tempo, uno dei rappresentanti più longevi del panorama italiano. Le nuove canzoni, infatti, acustiche nelle sonorità, a volte strumentali, sono soprattutto a base di folk e country. Ideato come tributo alla cultura dei nativi americani, con le poesie di Lance Henson, il cd contiene anche una cover di Bob Dylan (“Billy”) e una dei Ramones (“I Just Want To Have Something To Do”). Il risultato è un'opera davvero godibile, ma gioco forza indirizzata soprattutto agli inguaribili romantici del rock.
Guido Siliotto
“Poems for Renegades”
Japan Apart
Ci sono voluti oltre trent’anni di carriera a Domenico Petrosino, in arte Dome La Muerte, per pubblicare finalmente un album da solista. Dopo i dischi pubblicati con le varie band di cui ha fatto parte, dai CCM ai Not Moving, dagli Hush fino a The Diggers, “Poems for Renegades” è da molti punti di vista il suo lavoro più personale, concepito tutto da solo, sebbene arricchito dalla presenza di alcuni ospiti. L'album, che uscirà a giugno, si muove però stavolta fuori dal classico rock’n’roll di cui l’artista pisano è diventato, col tempo, uno dei rappresentanti più longevi del panorama italiano. Le nuove canzoni, infatti, acustiche nelle sonorità, a volte strumentali, sono soprattutto a base di folk e country. Ideato come tributo alla cultura dei nativi americani, con le poesie di Lance Henson, il cd contiene anche una cover di Bob Dylan (“Billy”) e una dei Ramones (“I Just Want To Have Something To Do”). Il risultato è un'opera davvero godibile, ma gioco forza indirizzata soprattutto agli inguaribili romantici del rock.
Guido Siliotto
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