“Rebetiko”
Coconino Press / Fandango, pp. 104 a colori, euro 17
“Da quando ho scoperto il rebetiko sono rimasto avvinto dall'universo e dallo spirito libertario di questa musica”. David Prudhomme, che non è greco né musicista, spiega così la genesi di questa graphic novel dedicata più che a un genere musicale, alla sua forza dirompente, capace di spezzare catene e mettere in discussione anche il più ottuso e violento dei regimi. Quando, alla fine degli anni Trenta, in Grecia si afferma la dittatura militare, il rebetiko – che laggiù è un po' come il tango in Argentina, per intenderci - viene vietato e i musicisti perseguitati come delinquenti. La storia è quella di alcuni di loro, che vagano per la città sempre armati di bouzouki, tra donne, alcol e hashish. Prudhomme dimostra qui tutta la propria grandezza. Straordinario il tratto dell'artista francese, ma ancor più l'uso del colore, che restituisce con maestria sia le atmosfere dei fumosi locali, quanto il sole splendente tra le rovine di un'antica civiltà, una volta, tanto tempo fa, patria della democrazia.
Guido Siliotto
“Da quando ho scoperto il rebetiko sono rimasto avvinto dall'universo e dallo spirito libertario di questa musica”. David Prudhomme, che non è greco né musicista, spiega così la genesi di questa graphic novel dedicata più che a un genere musicale, alla sua forza dirompente, capace di spezzare catene e mettere in discussione anche il più ottuso e violento dei regimi. Quando, alla fine degli anni Trenta, in Grecia si afferma la dittatura militare, il rebetiko – che laggiù è un po' come il tango in Argentina, per intenderci - viene vietato e i musicisti perseguitati come delinquenti. La storia è quella di alcuni di loro, che vagano per la città sempre armati di bouzouki, tra donne, alcol e hashish. Prudhomme dimostra qui tutta la propria grandezza. Straordinario il tratto dell'artista francese, ma ancor più l'uso del colore, che restituisce con maestria sia le atmosfere dei fumosi locali, quanto il sole splendente tra le rovine di un'antica civiltà, una volta, tanto tempo fa, patria della democrazia.
Guido Siliotto
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