“Transparent Skin”
Megaplomb
Hanno scelto di chiamarsi come una zuppa tradizionale sudamericana, il che la dice lunga sulle intenzioni dei quattro musicisti accomunati dalla ditta Mondongo (anche perchè tale pietanza comprende trippa, radici e zampa di maiale!). A guidarli, il batterista canadese André Michel Arraiz-Rivas, che ha composto tutti i brani presenti sul disco, già avvistato ai tamburi con due cult-band in ambito rock italiano come Quasiviri e Ronin. Con lui ci sono Piero Bittolo Bon (sassofono contralto), già coinvolto nel collettivo El Gallo Rojo, Francesco Bigoni (sassofono tenore) e Giacomo Papetti (basso elettrico). La musica di “Transparent Skin” è, in effetti, una miscela che trova nel jazz il suo ingrediente principale, insaporito però da una sezione ritmica che volentieri si avventura in lidi funk, mentre i due sassofoni qua si sfidano e là dialogano, con risultati davvero convincenti. Un disco che rappacifica con la musica chi magari è stanco di eccessi sperimentali, ma che sa nel contempo intrigare anche chi non si accontenta della solita solfa.
Guido Siliotto
Hanno scelto di chiamarsi come una zuppa tradizionale sudamericana, il che la dice lunga sulle intenzioni dei quattro musicisti accomunati dalla ditta Mondongo (anche perchè tale pietanza comprende trippa, radici e zampa di maiale!). A guidarli, il batterista canadese André Michel Arraiz-Rivas, che ha composto tutti i brani presenti sul disco, già avvistato ai tamburi con due cult-band in ambito rock italiano come Quasiviri e Ronin. Con lui ci sono Piero Bittolo Bon (sassofono contralto), già coinvolto nel collettivo El Gallo Rojo, Francesco Bigoni (sassofono tenore) e Giacomo Papetti (basso elettrico). La musica di “Transparent Skin” è, in effetti, una miscela che trova nel jazz il suo ingrediente principale, insaporito però da una sezione ritmica che volentieri si avventura in lidi funk, mentre i due sassofoni qua si sfidano e là dialogano, con risultati davvero convincenti. Un disco che rappacifica con la musica chi magari è stanco di eccessi sperimentali, ma che sa nel contempo intrigare anche chi non si accontenta della solita solfa.
Guido Siliotto
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