“Death Seat”
Young Gods
Al secolo James Jackson Toth, in arte Wooden Wand, dopo i trascorsi con i Vanishing Voice ha intrapreso una carriera solista che gli ha permesso di incrociare etichette prestigiose e collaboratori d'eccellenza, fino ad approdare alla corte di Michael Gira (Swans), che ha deciso di pubblicare il suo nuovo disco per la sua etichetta personale Young God. Incontro che ha dato una marcia in più all'arte di Wooden Wand, il quale, sebbene le composizioni arrivino dritte dalla sua penna, sa davvero circondarsi di musicisti di lusso, ospiti che arrivano da formazioni come Lambchop, Mercury Rev e Silver Jews. La musica di “Death Seat” mette d'accordo l'alt. country con il folk più classico, senza colpi ad effetto, ma con un vago sapore psichedelico. Già la copertina, con quel “DEATH” a caratteri cubitali su sfondo apocalittico, lascia intuire che l'ottimismo non è di casa, preferendo invece approfondire tematiche fosche ed introspettive.
Al secolo James Jackson Toth, in arte Wooden Wand, dopo i trascorsi con i Vanishing Voice ha intrapreso una carriera solista che gli ha permesso di incrociare etichette prestigiose e collaboratori d'eccellenza, fino ad approdare alla corte di Michael Gira (Swans), che ha deciso di pubblicare il suo nuovo disco per la sua etichetta personale Young God. Incontro che ha dato una marcia in più all'arte di Wooden Wand, il quale, sebbene le composizioni arrivino dritte dalla sua penna, sa davvero circondarsi di musicisti di lusso, ospiti che arrivano da formazioni come Lambchop, Mercury Rev e Silver Jews. La musica di “Death Seat” mette d'accordo l'alt. country con il folk più classico, senza colpi ad effetto, ma con un vago sapore psichedelico. Già la copertina, con quel “DEATH” a caratteri cubitali su sfondo apocalittico, lascia intuire che l'ottimismo non è di casa, preferendo invece approfondire tematiche fosche ed introspettive.
Guido Siliotto
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