“Winds Of The Heart”
Innova
C'era già stata occasione tempo fa di intercettare Esther Lamneck in occasione dell'uscita di un suo cd in collaborazione con Eugenio Sanna, opera incentrata sul dialogo della chitarra del pisano con il tárogató, strumento a fiato tipico della musica ungherese del quale la musicista è virtuosa e fine studiosa. La ritroviamo ora a suonare assieme a Roberto Fabbriciani e il suo flauto iperbasso, strumento ideato proprio dall'artista aretino e perciò unico al mondo, caratterizzato – come spiegato nelle note del libretto del cd – dall'essere il più grande e col registro più basso nella famiglia dei flauti. Inutile soffermarsi sulle specifiche tecniche: per quanto qui interessa, ciò che conta è l'emozione che la musica riesce a dare e c'è da dire che l'incontro è stato senz'altro foriero di buoni frutti. Il suono davvero particolare di entrambi gli strumenti riesce nell'intento di creare una dimensione assai suggestiva, 14 tracce di varia lunghezza - dominate ora dalla soavità, ora dalla veemenza - ma sempre evocative.
Guido Siliotto
C'era già stata occasione tempo fa di intercettare Esther Lamneck in occasione dell'uscita di un suo cd in collaborazione con Eugenio Sanna, opera incentrata sul dialogo della chitarra del pisano con il tárogató, strumento a fiato tipico della musica ungherese del quale la musicista è virtuosa e fine studiosa. La ritroviamo ora a suonare assieme a Roberto Fabbriciani e il suo flauto iperbasso, strumento ideato proprio dall'artista aretino e perciò unico al mondo, caratterizzato – come spiegato nelle note del libretto del cd – dall'essere il più grande e col registro più basso nella famiglia dei flauti. Inutile soffermarsi sulle specifiche tecniche: per quanto qui interessa, ciò che conta è l'emozione che la musica riesce a dare e c'è da dire che l'incontro è stato senz'altro foriero di buoni frutti. Il suono davvero particolare di entrambi gli strumenti riesce nell'intento di creare una dimensione assai suggestiva, 14 tracce di varia lunghezza - dominate ora dalla soavità, ora dalla veemenza - ma sempre evocative.
Guido Siliotto
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