martedì 26 gennaio 2010

Welles

Welles
“33:44”
autoprodotto
Ha scelto di farsi chiamare come un regista geniale e anticonformista: il lodigiano Massimo Audia ha deciso di optare per uno pseudonimo altisonante come Welles per dare alla luce dischi che lui stesso definisce autoreferenziali. Il procedimento ce lo svela lui stesso volentieri: in camera da letto, solo con un computer e vecchi vinili, inizia l'opera di assemblaggio, lunga e faticosa. Qualche volta aggiunge una chitarra, ci canta sopra con un microfono di plastica e poi stravolge tutto con il software. “44:33” è il suo secondo cd, che raccoglie canzoni registrate negli ultimi tre anni, ma giura di avere già pronto il materiale per un seguito, dall'emblematico titolo “Radical Shit”. Non è proprio l'ultimo arrivato (suona tra l'altro coi Satantango) e si sente: il gusto c'è, basterebbe scorrere le influenze dichiarate sul suo www.myspace.com/wellesmars, da Captain Beefheart ai Devo. Noi ci permettiamo di aggiungere il post-punk tribale dei Liars e, scusate se è poco, Beck. Ad ogni modo, fresco e divertente, un cd davvero consigliato.
Guido Siliotto

Nessun commento:

Posta un commento