martedì 24 novembre 2009

Matteo Guarnaccia

Matteo Guarnaccia
“Ribelli con stile”
Shake, pp. 350, euro 18
Dimmi come vesti e ti dirò chi sei. Per tutto il secolo scorso c'è stato un proliferare di mode e stili, che, nel campo dell'abbigliamento, sono stati lo specchio dei fermenti culturali più o meno sotterranei, tutti con una loro peculiare colonna sonora. Matteo Guarnaccia, artista e studioso del costume, ha voluto passare in rassegna i principali tra questi movimenti estetici e sociali, realizzando una carrellata piena di spunti e curiosità. Dagli Apache parigini ai Paninari milanesi, dagli Esistenzialisti agli Hippie, dai Teddy Boy ai Punk, fino a Raver e Skater, il corposo volume, arricchito da molte fotografie, percorre le tappe di questo lungo e avvincente percorso, con indiscutibile padronanza della materia e una prosa vivace ed arguta.
Guido Siliotto

Valentina Dorme

Valentina Dorme
“La carne”
Fosbury
Il ritorno dei Valentina Dorme arriva a quattro anni di distanza dal precedente cd, ma alla testa della formazione c'è sempre lui, Mario Pigozzo Favero, autore delle parole di tutte le canzoni. Il titolo la dice lunga sulle intenzioni della band trevigiana: “La carne”, oltre che un tributo al cinema di Marco Ferreri (citato anche nel brano che per titolo porta il suo nome, dove ci si immedesima nel “Calà di Ferreri con i suoi vizi innominabili”) dà infatti l'idea di volersi mettere a nudo, esponendo senza troppi fronzoli la cruda realtà. Ed è la cruda realtà dell'amore quella che emerge nelle liriche, sempre ispirate, ben assecondate da un rock piuttosto sanguigno, reso ancor più grintoso dall'aiuto senz'altro non secondario di Giulio Ragno Favero (One Dimensional Man, Teatro degli Orrori). Facile e sbrigativo incasellarli nell'ampio filone del cantautorato rock, ma i Valentina Dorme riescono laddove troppe realtà simili falliscono, ovvero nell'evidenziare una personalità ben definita. Merito soprattutto delle parole, che suonano – pregio principale - oneste e sincere.
Guido Siliotto

A Spirale

A Spirale
“Agaspastik”
Fratto9 Under The Sky
Quando le nevrosi, i clangori e gli eccessi sono ingredienti principali di un disco, due sono le possibilità: o si abbassa il volume infastiditi, decretandone la fine, oppure la manopola gira verso destra e ci si lascia coinvolgere. Il nuovo lavoro degli A Spirale, trio napoletano attivo ormai dal 2002 (con trascorsi negli oscuri quanto indimenticati Missselfdestrrruction di "Asimmetrica" - Snowdonia, 2001) – pretende questo tipo di scelta, netta. Del resto, nei piani di Maurizio Argenziano (chitarra), Mario Gabola (sax) e Massimo Spezzaferro (batteria), l'improvvisazione radicale ed estrema è l'unico dogma e il free-jazz è solo un espediente, perché la ricerca è più ampia e abbraccia il noise, tanto che sax e chitarra a volte si confondono, anche per via di una registrazione grezza e funzionale, sfidandosi a chi riesce ad andare oltre il sopportabile. La tensione è sempre palpabile, grumi oscuri e materici, solo a tratti ci sono inattese esplosioni liberatorie. E il volume è sempre al massimo.
Guido Siliotto

lunedì 23 novembre 2009

Makkox

Makkox
“Le (di)visioni imperfette”
Coniglio, pp. 64, a colori, euro 11
Quello di Makkox, al secolo Marco Dambrosio, è un talento esploso su web, grazie a un blog seguitissimo (http://canemucca.tumblr.com). Solo dopo è arrivata la carta: “Liberazione”, “Internazionale”, “Blue”, Animals”. E, finalmente, il primo libro, “Le (di)visioni imperfette”, guarda caso il seguito delle fortunate vignette comparse su Internet. Le vicende sono quelle di coppie che scoppiano, intrecciando sesso e sentimenti con esiti apparentemente paradossali. Con ambizioni da telenovela, la storia si ingarbuglia all'inverosimile, pagina dopo pagina. Il tratto è vivace, le battute fulminanti. Si ride, ma amaro. E, come tutti i serial che si rispettino, non ci può essere un finale che metta le cose a posto, bensì una interruzione improvvisa delle trasmissioni. Ma le scene tagliate, nei contenuti speciali, ci ricordano che la vita, come si sa, va ben oltre la fantasia.
Guido Siliotto

martedì 17 novembre 2009

Alexis Gideon

Alexis Gideon
“Video Musics”
Africantape
Anzi tutto, il formato: il nuovo lavoro di Alexis Gideon esce in Dvd. Non un semplice disco, dunque, ma un vero e proprio cortometraggio di cui il contenuto musicale è solo una parte, la colonna sonora. Non solo sei nuove canzoni per questo artista di Portland (già artefice di un paio di album), ma un lavoro molto più complesso e articolato. Qualche premessa: se il buon Alexis non è pazzo, poco ci manca. Che dire, altrimenti, di uno che decide di realizzare un cartone animato che trae spunto dalla mitologia ungherese e vede come protagonisti strani esseri a metà tra l'uomo e la bestia? La storia è confusa, le animazioni sono super-artigianali, ci si stordisce tra disegni, collages, ologrammi. E la musica? Un turbine di citazioni, dal pop al folk, dall'elettronica a momenti hip-hop. La creatività ha il piede sull'acceleratore, l'opera è molto originale e bizzarra. Di fronte a intellettualismi e triti cliché, Alexis Gideon ci dimostra che c'è ancora spazio, se davvero lo si vuole, per divertire divertendosi.
Guido Siliotto

Wora Wora Washington

Wora Wora Washington
“Techno Lovers”
Shyrec
Si può ancora suonare elettronica senza usare i computer? Certo che sì, ma per farlo bisogna quasi imporselo, facile altrimenti cadere in tentazione e cercare sempre più facili scorciatoie. Da questo dogma, il trio che ha scelto di chiamarsi Wora Wora Washington procede su binari che raccolgono la lezione della new wave, elaborando il suono armati di chitarra, basso e drum-machine, ma soprattutto tante tastiere vintage, col suono caldo e potente. Urlano un sacco, sudano e si divertono e corrono come dei pazzi, dritti alla meta. Ci vuole poco più di mezz'ora per questo biglietto da visita - pubblicato dall'etichetta veneziana Shyrec con copertina accattivante - che, non a caso, si chiama “Techno Lovers”, proprio per questa tendenza a scaldare il cuore con una visione un po' romantica della tecnologia. Non sarà un capolavoro questo disco, ma nella sua urgenza sa farsi largo tra i mille ascolti del presente.
Guido Siliotto

Checchino Antonini / Alessio Spataro

Checchino Antonini / Alessio Spataro
“Zona del silenzio. Una storia di ordinaria violenza italiana”
Minimum Fax, pp. 168, euro 15
A Ferrara, la mattina del 25 settembre di quattro anni fa, il diciottenne Federico Aldrovandi muore dopo essere stato fermato da una pattuglia della polizia. Il blog ideato dalla madre e l'indignazione dell'opinione pubblica squarciano il muro di silenzio. Segue un processo, con la condanna in primo grado dei quattro poliziotti accusati di omicidio. In giorni come questi, anche le pagine di un fumetto possono dare un contributo per smuovere le coscienze. I due autori, il giornalista di “Liberazione” Checchino Antonini e il disegnatore Alessio Spataro, realizzano l'opera con passione e rigore, usando l'accorgimento stilistico di rappresentare i personaggi con sembianze di animali, lasciando che i fatti narrati siano anche lo spunto per le vicende umane del protagonista, un giornalista cocciuto che vuol far luce sulla vicenda. Un racconto amaro, terribile, ma avvincente.
Guido Siliotto

giovedì 12 novembre 2009

Rachel Grimes

Rachel Grimes
“Book of leaves”
RuminanCe
Ricordate i Rachel's, magnifica creatura che, nel corso degli anni novanta, ha tentato con successo una nuova strada tra rock e classica? Il piano di Rachel Grimes ne era uno degli elementi fondamentali. La ritroviamo ora in questo lavoro da solista, “Book of leaves”, un'opera concepita per solo pianoforte con l'ausilio di assai discreti field recordings, una dimensione quindi decisamente più intima e minimale di quella a cui siamo abituati. Il progetto, in partenza, consisteva nella realizzazione di 14 bozzetti strumentali per altrettanti cortometraggi del videomaker Greg King, ma alla fine ne è venuto fori un disco vero e proprio, con una propria coerenza di fondo. Se la band di Louisville è in pausa (“Book of leaves” esce a sei anni di distanza dall'ultimo album dei Rachel's, “Systems Layers”), qui assistiamo a un cambio di rotta significativo, ma con risultati di grande spessore. L'ascolto di queste tracce, infatti, soddisfa per la varietà compositiva di cui l'artista si dimostra capace, abile nello spaziare da atmosfere più drammatiche a momenti maggiormente visionari. Sarà banale, ma è un ascolto perfetto in queste piovose giornate d'autunno, per traghettarci verso l'inverno.
Guido Siliotto

John Perry

John Perry
“Electric Ladyland”
NoReply, pp. 144, euro 12
Continua l'assai interessante operazione “Tracks”, la collana della NoReply dedicata ai dischi fondamentali della storia del rock. Stavolta tocca a “Electric Ladyland”, il capolavoro di Jimi Hendrix, invero forse non il suo album più bello, ma di certo un condensato di grande creatività. Disco peraltro passato alla storia anche per la celebre copertina con le donne nude, ripudiata dallo stesso Hendrix, episodio qui raccontato insieme a molte altre curiosità. L'inglese John Perry ripercorre, con l'ausilio di molte interviste, le tappe che hanno portato alla realizzazione del disco e offre un commento brano per brano, facendo leva sia sulle sue competenze come giornalista che sulle cognizioni che gli derivano dall'attività di musicista.
Guido Siliotto

Brown And The Leaves

Brown And The Leaves
“Landscapes”
Red Birds
A volte, un esordio può stupire per la maturità del contenuto, che sembra il frutto di una meditazione profonda. Altre volte, ci leggi in controluce le ingenuità di un piglio ancora acerbo. Con Brown And The Leaves, le considerazioni valgono entrambe. Mattia Del Moro proviene dalla Carnia, una regione alle falde delle prealpi friulane, luoghi che, per sua stessa ammissione, giocano un ruolo fondamentale per la sua ispirazione. Impegnato a pasticciare con la musica fin da bambino, da qualche anno ha preso in mano la chitarra acustica per farne il “suo” strumento. Dallo studio del fingerpicking, ecco le basi per lo stile. Le canzoni che compongono la raccolta intitolata “Landscapes” colpiscono subito per la qualità della composizione, come pure per la semplice efficacia degli arrangiamenti. Nomi che vengono alla mente durante l'ascolto, quelli ingombranti di Nick Drake e Kings Of Convenience. Il disco è molto bello, ma occorre tradire i maestri il prima possibile, perché il talento c'è, eccome.
Guido Siliotto

Chet Baker

Chet Baker, “Come se avessi le ali. Le memorie perdute”, Minimum Fax, pp. 134, euro 15
Non poteva mancare, nella serie di ristampe per celebrare i quindici anni di attività di Minimum Fax, questa preziosa raccolta di scritti firmati da Chet Baker. Un diario frammentario che non risolve il mistero: come poteva un uomo dalla vita così sregolata regalare una musica così pura. Ma, forse, sta proprio qui il grande fascino di questo musicista straordinario, che ha saputo conquistare le platee di tutto il mondo col suo stile inconfondibile. La musica, le donne, le macchine veloci e, soprattutto, la droga. E, quindi, una salute sempre in bilico e la prigione dietro l'angolo. Raccontato con parole sincere, è un autoritratto che commuove e non fa che accrescere la rabbia per quel volo senz'ali dalla finestra di un hotel di Amsterdam, 21 anni fa.
Guido Siliotto

?Alos

?Alos, “Ricamatrici”, Bar La Muerte
E' un personaggio a suo modo unico Stefania Pedretti. Già fondatrice delle Allun e metà degli Ovo, due delle realtà non-musicali più significative dell'underground italiano, con ?Alos porta avanti da tempo un progetto solista che ha come sbocco principale le performance in giro per il mondo (ora è in tour negli Usa): dopo “One girl cooking music”, che la vedeva impegnata sul palco a suonare e a preparare una cena a lume di candela, è la volta di “One girl sewing music”: arrivata in città per diventare una diva, ?Alos è costretta a fare la sartina in una fabbrica, ma quelle cuciture le si riverberano sulla pelle. “Ricamatrici” ne è la colonna sonora e si tratta, ancora volta, di un disco inclassificabile, la cui incoerenza allude inevitabilmente all'istintività dell'improvvisazione. Lamenti gutturali in una lingua inventata, un pianoforte scordato suonato a occhi bendati, rumori assortiti, scampoli industrial. Con questi ingredienti, Stefania racconta meglio che con le parole la solitudine, l'alienazione e le impossibili vie di fuga.
Guido Siliotto

Dario De Filippo / Misato Hayashi

D. De Filippo / M. Hayashi “Excés d'identité”, Improvvisatore Involontario
Che ci fanno un siciliano e un giapponese alle prese con un pezzo di Piero Ciampi, con sole marimba e percussioni ad accompagnare la voce? Se l'etichetta è Improvvisatore Involontario, inutile fingere di stupirsi: da questa combriccola siamo ormai abituati e disposti (anzi, per lo più lo pretendiamo) ad aspettarci di tutto. Anche cose come questo “Excés d'identité”, album firmato dal duo Dario De Filippo e Misato Hayashi. Un album che s'apre deliziosamente catapultandoci in un mondo exotico ben lontano da certe melasse del lounge, bensì pregnante oltre modo, se non altro per la scelta di tempi arditi e squisitezze tecniche. Prende così corpo la già citata cover, “Rumba di Livorno”, omaggio al “Dario” di Ciampi, dove al testo s'associa una musica che è tutto un eccitante inseguimento tra le percussioni del siculo e la spericolata marimba nelle mani dell'orientale. Un incontro che, anche nelle altre tracce, non lascia alcun dubbio e si rivela davvero fruttuoso, per un disco che sfizioso è dire poco.
Guido Siliotto

lunedì 9 novembre 2009

Daniel Clowes

Daniel Clowes, “Come un guanto di velluto forgiato nel ferro”, Coconino Press, pp. 144, euro 16
Daniel Clowes è considerato uno dei più significativi autori del fumetto underground americano degli ultimi anni. Questo nuovo volume edito in Italia da Coconino Press ce ne dà la prova. Che lo stile dell'autore di Chicago sia oltre modo spiazzante, lo dimostra l'impossibilità di raccontare la trama: il protagonista, abbandonato dalla moglie, la scopre protagonista di un film sadomaso. Allora comincia a cercarla in lungo e in largo, imbattendosi di volta in volta in personaggi sempre più bizzarri: poliziotti sadici, hippies cospiratori, una donna mostruosa, un cane senza orifizi e così via. Il tutto in un'atmosfera da incubo molto vicina alle visioni di David Lynch. Restano soltanto l'angoscia e lo spaesamento, che prendono il lettore pagina dopo pagina di questo affascinante capolavoro.
Guido Siliotto