D. De Filippo / M. Hayashi “Excés d'identité”, Improvvisatore Involontario
Che ci fanno un siciliano e un giapponese alle prese con un pezzo di Piero Ciampi, con sole marimba e percussioni ad accompagnare la voce? Se l'etichetta è Improvvisatore Involontario, inutile fingere di stupirsi: da questa combriccola siamo ormai abituati e disposti (anzi, per lo più lo pretendiamo) ad aspettarci di tutto. Anche cose come questo “Excés d'identité”, album firmato dal duo Dario De Filippo e Misato Hayashi. Un album che s'apre deliziosamente catapultandoci in un mondo exotico ben lontano da certe melasse del lounge, bensì pregnante oltre modo, se non altro per la scelta di tempi arditi e squisitezze tecniche. Prende così corpo la già citata cover, “Rumba di Livorno”, omaggio al “Dario” di Ciampi, dove al testo s'associa una musica che è tutto un eccitante inseguimento tra le percussioni del siculo e la spericolata marimba nelle mani dell'orientale. Un incontro che, anche nelle altre tracce, non lascia alcun dubbio e si rivela davvero fruttuoso, per un disco che sfizioso è dire poco.
Guido Siliotto
Che ci fanno un siciliano e un giapponese alle prese con un pezzo di Piero Ciampi, con sole marimba e percussioni ad accompagnare la voce? Se l'etichetta è Improvvisatore Involontario, inutile fingere di stupirsi: da questa combriccola siamo ormai abituati e disposti (anzi, per lo più lo pretendiamo) ad aspettarci di tutto. Anche cose come questo “Excés d'identité”, album firmato dal duo Dario De Filippo e Misato Hayashi. Un album che s'apre deliziosamente catapultandoci in un mondo exotico ben lontano da certe melasse del lounge, bensì pregnante oltre modo, se non altro per la scelta di tempi arditi e squisitezze tecniche. Prende così corpo la già citata cover, “Rumba di Livorno”, omaggio al “Dario” di Ciampi, dove al testo s'associa una musica che è tutto un eccitante inseguimento tra le percussioni del siculo e la spericolata marimba nelle mani dell'orientale. Un incontro che, anche nelle altre tracce, non lascia alcun dubbio e si rivela davvero fruttuoso, per un disco che sfizioso è dire poco.
Guido Siliotto
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