Passe Montagne, “Oh My Satan”, Africantape
Math-rock? Sì, grazie... anzi no. Insomma, il nuovo disco dei Passe Montagne, in una ipotetica catalogazione, finirebbe facilmente nella cartellina “noise” o, appunto, “math-rock”. Eppure, ciò che lo caratterizza, è la voglia di svincolarsi da schemi troppo rigidi, andare avanti, ma guardando indietro. Infatti, il trio (Gilles Montaufray e Samuel Cochetel alle chitarre e Julien Fernandez alla batteria), per dare un seguito all'esordio di tre anni fa (“Long Play”), decide di fare riferimento nientemeno che all'hard-rock degli anni settanta. Scelta consapevole, ovvio, ma senz'altro dettata da insane passioni e, perché no, dalla stanchezza di trovarsi per forza inseriti in un rigido contesto. Tutte cose che fanno bene alla musica e infatti questo “Oh My Satan” è disco ottimo, dove grinta e qualità rendono al meglio, supportati da tante buone idee. Se poi aggiungiamo che i tre vivono sparsi per il mondo (Italia, Francia e Colombia) e s'incontrano di rado, se le occupazioni di ciascuno lo permettono, ma quando suonano assieme ottengono risultati di questo livello, c'è da confidare nelle compagnie aeree. Cento di questi dischi.
Guido Siliotto
Math-rock? Sì, grazie... anzi no. Insomma, il nuovo disco dei Passe Montagne, in una ipotetica catalogazione, finirebbe facilmente nella cartellina “noise” o, appunto, “math-rock”. Eppure, ciò che lo caratterizza, è la voglia di svincolarsi da schemi troppo rigidi, andare avanti, ma guardando indietro. Infatti, il trio (Gilles Montaufray e Samuel Cochetel alle chitarre e Julien Fernandez alla batteria), per dare un seguito all'esordio di tre anni fa (“Long Play”), decide di fare riferimento nientemeno che all'hard-rock degli anni settanta. Scelta consapevole, ovvio, ma senz'altro dettata da insane passioni e, perché no, dalla stanchezza di trovarsi per forza inseriti in un rigido contesto. Tutte cose che fanno bene alla musica e infatti questo “Oh My Satan” è disco ottimo, dove grinta e qualità rendono al meglio, supportati da tante buone idee. Se poi aggiungiamo che i tre vivono sparsi per il mondo (Italia, Francia e Colombia) e s'incontrano di rado, se le occupazioni di ciascuno lo permettono, ma quando suonano assieme ottengono risultati di questo livello, c'è da confidare nelle compagnie aeree. Cento di questi dischi.
Guido Siliotto
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