venerdì 30 dicembre 2011

The Zen Circus

The Zen Circus - Intervista ad Andrea Appino
Era molto atteso il nuovo album degli Zen Circus, chiamati a confermare le ottime impressioni destate col precedente cd, "Andate tutti affanculo", che aveva segnato un'importante svolta per il trio pisano col passaggio alle liriche in italiano. E la band capitanata da Andrea Appino non ha deluso, confermandosi come una delle realtà più in forma del panorama rock tricolore. "Nati per subire" mette insieme sonorità indie-rock e testi acuti ed intelligenti con piena padronanza di mezzi ed una maturità espressiva ormai da applausi.
"E' stato un percorso lungo", spiega Appino, "ma ora come ora il flusso creativo è al suo apice e nessun tipo di fatica ci opprime se non quella fisica del portare la nostra musica in tutto il paese nel modo più capillare possibile. Ma è una bella fatica, la notte a volte mi scende una lacrima di felicità e soddisfazione. Nulla a che vedere con fatiche peggiori, quelle di tanti lavori sottopagati, che mi hanno insegnato che la vera truffa moderna è odiare il proprio lavoro, quando dovrebbe invece essere una delle più grandi soddisfazioni della propria esistenza".
Il titolo del cd è "Nati per subire": c'è aria di rassegnazione?
Assolutamente no. Col precedente album abbiamo aperto nella nostra discografia una "finestra sull'Italia" che ci ha dato una bella vista sul qualunquismo, la volgarità, l'opportunismo ed il cinismo di questo paese che sembra una scarpa. I Nati Per Subire, sono tutti coloro - noi compresi - che non sono messi in condizione di scrivere nemmeno una riga della propria storia e quindi possono solo subirla. Nessun proclama, solo un punto di vista su cosa significa vivere in Italia in questi strani anni.
Da quando, come dite voi, il nostro nobile stivale si è trasformato in una scarpa (una Nike taroccata, direi)?
Hai azzeccato il tipo di calzatura... Beh, piano piano, grazie alla propulsione di quel decennio maleodorante e putrido chiamato anni '80. Più in generale, da quando abbiamo voluto essere tutti qualcuno e andare in Tv, da quando il più forte ed il più codardo han sempre ragione, da quando abbiamo la vita pagata a rate, da quando a guidarci è la paura di essere poveri o di essere considerati tali, da quando abbiamo perso lo sguardo obliquo sul mondo, da quando non abbiamo più Pavese, Pasolini, Montanelli, Piero Ciampi e tanti altri. Ma nessuna nostalgia, la nostalgia fa vivere nel passato e proprio non è il caso.
Vedi qualche speranza?
Non parlerei di speranza, che considero una truffa. Piuttosto: abbiamo le capacità di soddisfare in pieno le nostre esistenze e quelle di chi ci sta accanto? E soprattutto: invece di preoccuparci delle vite degli altri e se Dio esiste o meno, riusciremo mai ad esistere noi? Ed in che misura? Queste sono le domande che ci fanno i personaggi del disco e che necessitano di una risposta quanto prima. Ma non sarà certo una band rock a darvi delle risposte. Sono le persone che cambiano il mondo.
C'è una generazione in particolare alla quale ti rivolgi?
La mia generazione, quella dei trentenni, ti confesso che mi fa un po' paura, perché mi somigliano molto, sia in positivo che in negativo, ma in ogni caso mi ci sento legato a doppio filo. E invece, senza nessuna premeditazione e con nostro grande stupore, sono proprio i giovanissimi ad apprezzarci di più. Ormai quella passione, quell'affetto e quell'attenzione sono parte di noi e possiamo dire che siamo molto fortunati ad avere dei ventenni così.
Guido Siliotto



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