“Andy Warhol Music Show”
Castelvecchi, pp. 256, euro 16
Indiscutibile il ruolo di Andy Warhol nella costruzione del nostro immaginario estetico. Una forza che deriva anche dalle sue frequentazioni rock, un po’ nel ruolo di mecenate (si pensi ai Velvet Underground), ma soprattutto come autore di alcune celebri e meno celeri copertine di dischi. Un’attività che lo impegnò lungo il corso di tutta la sua vicenda artistica, da quando, poco più che ventenne, per sbarcare il lunario si faceva affidare alcuni Lp jazz, fino alle ultime creazioni, di routine perchè tendevano a insistere su idee ormai ampiamente sfruttate, passando attraverso alcuni lavori che davvero sconvolsero il concetto stesso di copertina, dalla rivoluzionaria “banana” per la band di Lou Reed alla chiusura lampo per gli ammiccanti jeans su “Sticky Fingers” dei Rolling Stones. L’agile ma illustratissimo volume curato da Bianca Martinelli evidenzia le evoluzioni del suo percorso, con molti approfondimenti e qualche curiosità: ricordate le cover di “Made in Italy” e “Jazz” di Loredana Bertè?
Guido Siliotto
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