venerdì 30 dicembre 2011

Massimo Zamboni

Intervista a Massimo Zamboni
Quando Massimo Zamboni, lo storico chitarrista – e non solo – di CCCP e CSI, si è imbattuto nella voce e nella personalità di Angela Baraldi, è scoccata la scintilla, che ha dato ottimi frutti, vale a dire un cd ("Solo una terapia. Dai CCCP all'estinzione") e un infuocato tour. "Come tutte le cose migliori, è stato il caso a volerlo", spiega lo stesso Zamboni. "Ho capito subito che la voce di Angela mi avrebbe consentito di ripercorrere tutta la mia vicenda artistica: solo con lei, ne sono certo, potrei suonare tanto i primi brani dei CCCP quanto le mie nuove canzoni con la stessa intensità e gli stessi ottimi risultati". E infatti proprio questo è il menu del concerto, un viaggio che va dagli storici brani targati CCCP e CSI fino alle ultime produzioni di Zamboni, comprese quelle del suo più recente cd "Estinzione di un colloquio amoroso". E lui ci tiene a sottolineare che non c'è stata nessuna premeditazione, ma che neppure si tratta della classica operazione nostalgia. "In realtà", spiega il musicista, "tutto sta nel titolo stesso del progetto, che si chiama "Solo una terapia", vale a dire un momento di guarigione per me in particolare, che finalmente posso di nuovo proporre dal vivo canzoni che non suonavo da troppo tempo, ma anche per il pubblico. Ritengo che questo sia un paese gravemente malato, una crisi che deve metterci di fronte all'amara realtà, ormai fin troppo chiara: l'Italia non ha più alcuna forza trainante, siamo diventati un'appendice del Mediterraneo. Non siamo un esempio per nessuno e purtroppo non vedo proprio alcuna via d'uscita, nonostante Tv e giornali provino ogni tanto a mostrare una realtà che è del tutto artefatta, diversa da quella che puoi constatare girando per strada e semplicemente guardandoti intorno e parlando con le persone. Al contrario, ci sono paesi che hanno saputo rinnovarsi e, soprattutto, volgere a proprio favore l'integrazione di persone che arrivano da fuori, mentre noi continuiamo a temere chissà quale invasore, senza capire che il vero nemico parla la nostra stessa lingua e ci sta portando verso il disastro". Insomma, con trent'anni di carriera alle spalle Zamboni continua ad essere lucido e incisivo e il pubblico pare apprezzare. "Sono davvero entusiasta, è bellissimo vedere ai concerti più generazioni accomunate da questa musica, dai settantenni che avevano quarant'anni quando ho cominciato fino ai loro nipotini, che magari si chiamano Emilia o Juri proprio grazie alle nostre canzoni!".
Guido Siliotto

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