“White Light / White Heat”
Hot Cup
L'idea è già di per sé quanto meno stravagante: rifare, canzone per canzone, l'album più ostico e sperimentale dei Velvet Underground. Ma da gente come i Puttin' On the Ritz è lecito aspettarsi di tutto. Il duo, formato dall'improbabile crooner BJ Rubin e dall'istrionico batterista Kevin Shea, dopo un esordio dove spiccavano le cover di celebri classici degli anni cinquanta, stavolta si cimenta nella rilettura integrale di “White Light / White Heat” e lo fa alla grande. Chiamati attorno a sé alcuni creativi della scena newyorkese (Moppa Elliott al basso, Jon Irabagon al sax, Sam Kulik al trombone e Nate Wooley alla tromba), eccoli reinterpretare le canzoni di Reed e soci in maniera del tutto personale, cercando però di coglierne lo spirito. Un centro pieno: le chitarre sostituite coi fiati, il canto improbabile di BJ Rubin, la batteria sempre su di giri di Shea. Tra i pezzi più riusciti, senz'altro la conclusiva “Sister Ray”, che ospita all'organo Matt Mottel, compagno di Shea nei Talibam!.
Guido Siliotto
L'idea è già di per sé quanto meno stravagante: rifare, canzone per canzone, l'album più ostico e sperimentale dei Velvet Underground. Ma da gente come i Puttin' On the Ritz è lecito aspettarsi di tutto. Il duo, formato dall'improbabile crooner BJ Rubin e dall'istrionico batterista Kevin Shea, dopo un esordio dove spiccavano le cover di celebri classici degli anni cinquanta, stavolta si cimenta nella rilettura integrale di “White Light / White Heat” e lo fa alla grande. Chiamati attorno a sé alcuni creativi della scena newyorkese (Moppa Elliott al basso, Jon Irabagon al sax, Sam Kulik al trombone e Nate Wooley alla tromba), eccoli reinterpretare le canzoni di Reed e soci in maniera del tutto personale, cercando però di coglierne lo spirito. Un centro pieno: le chitarre sostituite coi fiati, il canto improbabile di BJ Rubin, la batteria sempre su di giri di Shea. Tra i pezzi più riusciti, senz'altro la conclusiva “Sister Ray”, che ospita all'organo Matt Mottel, compagno di Shea nei Talibam!.
Guido Siliotto
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