“Detrimental Dialogue”
Afe / Fratto9 Under The Sky / Boring Machines
Non poteva che dare buoni frutti l'incontro tra Andrea Marutti e Fausto Balbo, due musicisti da tempo tra gli esponenti più in vista della nostra musica elettronica di ricerca, già autori anche in passato di ottime prove. Il percorso che ha condotto alla realizzazione di “Detrimental Dialogue” parte da lontano: registrati a quattro mani e poi elaborati in separata sede tra il 2007 e il 2009, i brani dell'album sono stati poi ridefiniti in una lunga sessione di mixaggio collettivo effettuata con macchine rigorosamente analogiche nello studio di Balbo. Il risultato è un'opera dal taglio sperimentale divisa in quattro lunghe tracce dove confluisce tutto il bagaglio dei due autori, una sorta di viaggio cinematico che risente in positivo della strumentazione vintage e accompagna l'ascolto in una possibile definizione di ambient perennemente disturbata. La copertina, col suo immaginario sci-fi d'annata, ben suggerisce una plausibile prospettiva per uno dei dischi più intriganti tra quelli in cui ci siamo imbattuti di recente.
Guido Siliotto
Non poteva che dare buoni frutti l'incontro tra Andrea Marutti e Fausto Balbo, due musicisti da tempo tra gli esponenti più in vista della nostra musica elettronica di ricerca, già autori anche in passato di ottime prove. Il percorso che ha condotto alla realizzazione di “Detrimental Dialogue” parte da lontano: registrati a quattro mani e poi elaborati in separata sede tra il 2007 e il 2009, i brani dell'album sono stati poi ridefiniti in una lunga sessione di mixaggio collettivo effettuata con macchine rigorosamente analogiche nello studio di Balbo. Il risultato è un'opera dal taglio sperimentale divisa in quattro lunghe tracce dove confluisce tutto il bagaglio dei due autori, una sorta di viaggio cinematico che risente in positivo della strumentazione vintage e accompagna l'ascolto in una possibile definizione di ambient perennemente disturbata. La copertina, col suo immaginario sci-fi d'annata, ben suggerisce una plausibile prospettiva per uno dei dischi più intriganti tra quelli in cui ci siamo imbattuti di recente.
Guido Siliotto
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