Maisie, “Balera metropolitana”, Snowdonia
Dopo un'attesa di quattro anni, avevamo temuto che non ce l'avrebbero fatta, ma eccolo finalmente il disco doppio dei Maisie: due ore e mezza di musica, 44 canzoni. Traditi gli esordi da non-musicisti con una lenta ma inesorabile evoluzione pop, pur conservando comunque una posizione di guastatori, ci consegnano il loro capolavoro. Progetto ambizioso in tempi di frenetici e fugaci ascolti, “Balera metropolitana” è un affresco impietoso dei tempi che stiamo vivendo dalla prospettiva di chi è cresciuto negli anni ottanta e ha cominciato a percepire la fine del mondo nel decennio successivo, tanto che il terzo millennio gli fa un baffo. Lo sguardo non può che essere sarcastico per sopravvivere, con un senso di morte che però aleggia per tutta l'opera. Se i testi sono come un lucido zapping tra il bene e il male, l'approccio da un punto di vista musicale è caleidoscopico: dalla canzone d'autore all'italo-disco, nulla resta impunito, tra cose memorabili e tonfi aberranti, salvo che spesso le due cose coincidono. C'è anche qualche funzionale cover (una “Voglia di cosce e sigarette” di Mauro Repetto completamente stravolta e “La licantropia” di Pippo Franco) e non mancano gli ospiti, preziosi: Flavio Giurato, che se la canta e se la suona, Mario Castelnuovo e Amy Denio su tutti.
Guido Siliotto
Dopo un'attesa di quattro anni, avevamo temuto che non ce l'avrebbero fatta, ma eccolo finalmente il disco doppio dei Maisie: due ore e mezza di musica, 44 canzoni. Traditi gli esordi da non-musicisti con una lenta ma inesorabile evoluzione pop, pur conservando comunque una posizione di guastatori, ci consegnano il loro capolavoro. Progetto ambizioso in tempi di frenetici e fugaci ascolti, “Balera metropolitana” è un affresco impietoso dei tempi che stiamo vivendo dalla prospettiva di chi è cresciuto negli anni ottanta e ha cominciato a percepire la fine del mondo nel decennio successivo, tanto che il terzo millennio gli fa un baffo. Lo sguardo non può che essere sarcastico per sopravvivere, con un senso di morte che però aleggia per tutta l'opera. Se i testi sono come un lucido zapping tra il bene e il male, l'approccio da un punto di vista musicale è caleidoscopico: dalla canzone d'autore all'italo-disco, nulla resta impunito, tra cose memorabili e tonfi aberranti, salvo che spesso le due cose coincidono. C'è anche qualche funzionale cover (una “Voglia di cosce e sigarette” di Mauro Repetto completamente stravolta e “La licantropia” di Pippo Franco) e non mancano gli ospiti, preziosi: Flavio Giurato, che se la canta e se la suona, Mario Castelnuovo e Amy Denio su tutti.
Guido Siliotto
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