mercoledì 8 dicembre 2010

Alain Weber

Alain Weber
“Hoover Cover”
Poor
Lo svizzero Alain Weber è quello che si definisce un vero appassionato di musica. Non semplicemente un musicista, nel senso che la sua attività tocca anche il campo del DJing e della produzione di compilation. Insomma, uno che ascolta dischi e che sa spaziare, coi gusti, un po' dappertutto. Altrimenti perché tra le sue influenze potrebbe permettersi di citare Erik Satie e Gonzales? E come potrebbe, poi, infilare nel suo nuovo cd due cover come “Personal Jesus” dei Depeche Mode e, soprattutto, “Indian Summer”, portata al successo da Joe Dassin e scritta, tra gli altri, dal nostro Toto Cutugno? Insomma, motivi per accostarsi a un disco come questo “Hoover Cover” ce n'è parecchi. Dopo di che, l'ascolto è senz'altro foriero di buone sensazioni. Alain Weber non si nega nulla, dalla musica per film alla classica fino ai cori religiosi. Il tutto realizzato con grande semplicità e una certa propensione per un uso minimale degli strumenti.
Guido Siliotto

Giovanni Maier

Giovanni Maier
“The Talking Bass”
Long Song
Giovanni Maier, classe 1965, è un contrabbassista coi fiocchi, uno che ha suonato con gente del calibro di Rava e Trovesi, ma anche con un chitarrista come Marc Ribot. Insomma, credenziali di tutto rispetto, tanto che sul suo nuovo cd pubblicato da Long Song Records si poteva giustamente riporre qualche lecita aspettativa. Assieme a lui, ecco Luca Calabrese alla tromba, Emanuele Parrini al violino e alla viola e Scott Amendola alla batteria, per un classico quartetto. Il disco non delude affatto e risulta un perfetto esempio di jazz libero e scapestrato, messo in piedi da musicisti molto bravi ciascuno nel proprio strumento, ma soprattutto capaci di un dialogo avvincente. Tutte le composizioni sono di Maier, canovacci sui quali ciascuno ha saputo dare il meglio di sé. Come scritto a chiare lettere nelle note d'accompagnamento, tutte le tracce sono “first take”, ossia “buona la prima”, a soddisfare un'urgenza espressiva che diventa il fuoco ardente di queste nove tracce. Scelta da condividere, visti i risultati, che non tradiscono affatto le intenzioni di partenza.
Guido Siliotto

Sufjan Stevens

Sufjan Stevens
“The Age Of Adz”
Asthmatic Kitty
Torna Sufjan Stevens, dopo alcuni lavori interlocutori. Accantonato, almeno per il momento, il folle progetto di realizzare un disco per ogni stato Usa, il musicista ci propone una svolta stilistica che, seppure da lui ci si possa attendere di tutto, comunque sconvolge. Chi si aspettava, infatti, la prosecuzione del suo percorso classico senza stravolgimenti, magari immaginando un possibile momento di stanca, deve fare invece i conti con un album che mescola le carte e ci presenta Stevens alle prese con un repertorio che diverge, eccome, dallo stile cui eravamo abituati. Chiamatela, se volete, svolta elettronica: fatto sta che, fin dal secondo brano, si capisce il cambio di rotta. A sostenere il talento compositivo, stavolta, beats e rumorini assortiti, il tutto ad assecondare derive psichedeliche. Disco coraggioso – se si deve avere coraggio a seguire l'ispirazione – ed imperfetto, ma proprio per questo ancor più affascinante. Difficile dire cosa ci riserverà in futuro, ma Sufjan Stevens conferma qui classe e talento. Menzione speciale per il libretto del cd, che vanta opere di Royal Robertson.
Guido Siliotto

Skinshout

Skinshout
“Caribbean Songs”
Improvvisatore Involontario
Chi ne segue le gesta, lo sa bene: Francesco Cusa è uno che non si ferma mai. Preso fra mille progetti, segue l'istinto, soddisfa ogni curiosità, si cimenta in qualsiasi viaggio sonoro. Insomma, un musicista di quelli veri, senza paura di osare. Sostenuto da una tecnica invidiabile, buon gusto e tanta energia, eccolo cimentarsi stavolta con alcune registrazioni di Alan Lomax, il celebre ricercatore che viaggiava per il mondo al fine di documentare le musiche d'ogni dove. Affascinato da quei suoni, Cusa ha deciso di coinvolgere la voce di Gaia Mattiuzzi – oltre Dario Defilippo, ospite alle percussioni in tre brani - per rielaborare in chiave personale un patrimonio di musica popolare inesplorato dalla gran parte degli ascoltatori che si accosteranno a questo cd. Sulla qualità delle bacchette del batterista catanese inutile insistere, ma anche la Mattiuzzi dimostra doti funamboliche e di alta qualità espressiva. Nove tracce in tutto, varie e succulente nei contenuti, le ultime due registrate dal vivo, più lunghe e ricche di improvvisazione.
Guido Siliotto

Duemanosinistra

Duemanosinistra
“Intimo rock”
Mexicat
Esce per la Mexicat, etichetta dei Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, l'esordio targato Duemanosinistra, progetto di Orlando Manfredi, torinese, classe 1976, cantautore, attore e drammaturgo. La copertina lo ritrae seminudo in una soffitta troppo piccola. Facile capire fin da subito che ci si muove nell'ambito di un rock timido, intimo, introspettivo. Ricorre a figure mitologiche come Icaro e Narciso, il simbolo di un certo modo d'essere e confrontarsi con la realtà. Versi come “la domanda era / che vuoi fare nel futuro? / io volevo essere / il sovrano del presente”, oppure “come stimmate / i lividi alle scapole sono i souvenirs delle ali che ho portato”, ma soprattutto “Signor Io / perso in un bicchiere d’acqua / goccia a goccia hai ritrovato Atlantide / ora hai gli occhi umidi di fango e arcobaleno”, per intenderci. La musica asseconda in maniera adeguata questa attitudine di fondo. Da segnalare che il disco vede la partecipazione in veste di ospiti di Lalli, già voce dei Franti, e Tommaso Cerasuolo, voce dei Perturbazione, giusto per suggerire possibili coordinate.
Guido Siliotto

Live Footage

Live Footage
“Willow Be”
Autoprodotto
Ogni tanto capitano per caso nel lettore dischetti che poi conquistano un proprio spazio con discrezione, fino a diventare difficile levarli, tanta è la piacevole assuefazione che sono capaci di produrre. Il disco firmato da Live Footage appartiene a questa categoria. Nulla di eclatante, tanto che molto probabilmente un attimo di distrazione avrebbe finito per relegarlo in fondo allo scaffale. Ma prestare attenzione alle 10 tracce contenute in questo esordio autoprodotto, “Willow Be”, è una specie di regalo pre-natalizio. Si tratta di un duo di base a New York: Mike Thies, batteria / tastiere, e Topu Lyo, violoncello. Si sono incontrati a una festa di Halloween del 2008 e da allora hanno deciso di collaborare assieme per un'idea che potesse aggirare le facili definizioni, muovendosi abilmente tra classica, pop e sperimentale. Ne viene fuori la costruzione di piacevolissime colonne sonore per brevi film immaginari. Pure nel mare magnum delle uscite discografiche, se c'è giustizia, dei Live Footage ne risentiremo parlare.
Guido Siliotto

Alessandro Baricco, Tito Faraci, Francesco Ripoli

Alessandro Baricco, Tito Faraci, Francesco Ripoli
“Senza Sangue”
BD, b/n, pp. 96, euro 18
Dopo la versione in chiave disneyana realizzata tempo fa per “Novecento”, la prosa di Alessandro Baricco è ancora a fumetti e sempre grazie al faticoso lavoro di sceneggiatura da parte di Tito Faraci (“Topolino”, “Tex”, “Dylan Dog”, “Diabolik”), che stavolta ha deciso di cimentarsi con un altro dei libri più amati e più letti dello scrittore torinese, vale a dire “Senza sangue”. La storia di una bambina che, diventata adulta, ritrova l'uomo che, killer del commando che uccise il padre e il fratello, un giorno le risparmiò la vita, acquista nuova vita con il lavoro operato da Faraci, ma anche grazie all'opera del disegnatore livornese Francesco Ripoli (già autore di “1890”, dedicato a Tiburzi, e della cronaca quasi giornalistica di “Ilaria Alpi”), che continua nella sua evoluzione, dimostrando ancora una volta eclettismo e capacità di affrontare nuove sfide, puntando stavolta sulla forza del bianco e nero, attraverso l'uso soltanto della matita. Una scelta stilistica forse azzardata, ma senza dubbio premiata dal risultato finale, davvero notevole.
Guido Siliotto

Kyô

Kyô
“Kyô”
Mousike Lab
Un musicista e due attori: questi i protagonisti di Kyô, progetto proposto da Mousike Lab, l'etichetta partenopea tra le più interessanti del panorama italiano per quanto riguarda la ricerca nell'ambito dell'elettronica. L'incontro fra musica e parola recitata è l'ingrediente principale del disco, omonimo, realizzato da Marco Messina (99 Posse) assieme a Michelangelo Dalisi e Monica Nappo. Brani scelti da autori per lo più del passato, le cui parole - temi sempre attuali come alienazione, guerra, razzismo - hanno però una valenza anche per il presente. Forse questa la prima sfida affrontata. Poi, perseguire l'idea dell'incontro tra note e versi, scegliendo la strada di sonorità a volte più minimali, altre volte più ricche e solari, per trovare un dialogo tra le forme. Testi tratti da A. Artaud, G. Cavalcanti, G. Bruno, H. Muller, G. Stein, M. Gualtieri, W. Szymborska e Lotus Sutra. L'operazione non era facile, e infatti non sempre risulta a fuoco, tuttavia si tratta di un disco assai intrigante.
Guido Siliotto

Giant Sand

Giant Sand
"Blurry Blue Mountain"
Fire
E' passato un quarto di secolo dall'esordio dei Giant Sand e parecchia acqua è passata sotto i ponti. E così per la creatura di Howe Gelb è tempo di bilanci, tanto che la sua etichetta discografica ha deciso di ristamparne tutti i dischi, compresi quelli solisti e quelli della Band Of Blacky Ranchette. Ma, soprattutto, è tempo di un nuovo album, "Blurry Blue Mountain". Accompagnato da Thoger T. Lund al contrabbasso, Peter Dombernowsky alla batteria, Anders Pedersen a slide e steel guitar, Nikolaj Heyman alla chitarra e all'organo e la voce di Lonna Kelly, Howe – autore di tutte le canzoni - dimostra ancora una volta tutte le sue qualità, quelle che lo hanno reso un punto di riferimento per gli amanti di quella musica americana capace di guardare alla tradizione con onestà e personalità. Il country sta al centro della scena, al solito impreziosito con qualche punta jazzata e con un piglio qua e là elettrico che non guasta. Un po' di mestiere e tanta ispirazione lo guidano anche stavolta. Un artista di cui davvero non possiamo fare a meno.
Guido Siliotto

Tiamottì

AA.VV.
“Tiamottì – 11+1 canzoni d'amore italiane a fumetti”
Arcana, pp. 150, a colori, euro 16,50
Quando non c'erano gli mp3, ci si faceva le compilation su cassetta e dentro ci stava giusto una decina di canzoni. Con quest'ottica nostalgica, Andrea Provinciali, livornese, redattore di “Mucchio selvaggio”, ha raccolto un manipolo di fumettisti italiani, incaricati di rendere su carta, mediante disegni e nuvole, alcune più o meno celebri canzoni italiane. Tutte canzoni dove l'amore è al centro della narrazione, così che anche il compito dei disegnatori è stato quello di partire da questo sentimento, ma con licenza di ampie variazioni sul tema. Operazione ispirata a una storia uscita in un “Cannibale” pubblicato nel lontano 1978, dove i grandi Stefano Tamburini e Tanino Liberatore ipotizzavano per Umberto Tozzi un ruolo da fiancheggiatore grazie alla celebre “Ti amo”. Storia qui presente come ghost-track accanto alle versioni rivedute e corrette di brani come “Il cielo in una stanza”, “Se ti tagliassero a pezzetti”, “La cura”, oltre a “L'incontro” tutto labronico tra Piero Ciampi e Francesco Ripoli. Un ottimo lavoro, buono anche per testare lo stato niente male della scena fumettistica nazionale.
Guido Siliotto

Paolo Sorge Tetraktys Electric Guitar Quartet

Paolo Sorge Tetraktys Electric Guitar Quartet
“Tetraktys”
Improvvisatore Involontario
Partendo dalla riflessione secondo cui la chitarra, protagonista nel pop e nel rock, è spesso in secondo piano nella classica e nel jazz, Paolo Sorge ha messo in piedi un quartetto di sole chitarre elettriche: accanto a lui, anche Giancarlo Mazzù, Fabrizio Licciardello ed Enrico Cassia. Arriva così un nuovo album per l'ensemble Tetraktis, nome che è anche un riferimento pitagorico. Un lavoro ostico solo sulla carta, giacchè l'ascolto, che però deve essere rispettoso ed attento, regala piacevoli emozioni. Accanto a composizioni originali (facile intuire la presenza di parti improvvisate), anche un pezzo rubato a Claude Debussy (la rilettura del terzo movimento tratto dal quartetto d’archi op.10), un brano di Fred Frith (“Goongerah”) e un altro di Elliot Sharp (“Bubblewrap”), anche a sancire il riferimento per dei possibili padri ispiratori. Facile immaginare la fatica dei quattro musicisti a doversi limitare al dialogo reciproco, salvo gli assoli, giustamente elencati nelle note di copertina. Disco che mantiene aperte nuove prospettive e nel contempo si fa apprezzare per la qualità del risultato.
Guido Siliotto

Hugo Race

Hugo Race
"Fatalists"
Interbang
C'è da un quarto di secolo Hugo Race sulle mappe del buon rock. Il tempo passa, qualche ruga in più, ma l'artista australiano non perde colpi. "Fatalists" (vinile viola in edizione limitata 599 copie) segna un tassello importante nella carriera del musicista di Melbourne, già membro originario dei Bad Seeds di Nick Cave e poi alla guida, negli anni ottanta, di The Wreckery. Uscito per l'italiana Interbang, a ricordarci del legame tra Race e il nostro paese - come confermano anche le collaborazioni passate con Cesare Basile e Afterhours -, non smentisce la predilezione per la matrice blues, venata di romantica psichedelia, ad impreziosire un songwriting sincero ed ispiratissimo. Il disco, ci dicono le note, è nato per caso, proprio in Italia, durante un periodo di convalescenza per la polmonite, ed è un concept album sulla morte e sulla fragilità umana. Il suono è prevalentemente acustico, i toni introspettivi, le composizioni semplici nella struttura quanto efficaci, per nulla inclini ai colpi ad effetto, a dimostrazione che la classe non è acqua.
Guido Siliotto