“Senza Sangue”
BD, b/n, pp. 96, euro 18
Dopo la versione in chiave disneyana realizzata tempo fa per “Novecento”, la prosa di Alessandro Baricco è ancora a fumetti e sempre grazie al faticoso lavoro di sceneggiatura da parte di Tito Faraci (“Topolino”, “Tex”, “Dylan Dog”, “Diabolik”), che stavolta ha deciso di cimentarsi con un altro dei libri più amati e più letti dello scrittore torinese, vale a dire “Senza sangue”. La storia di una bambina che, diventata adulta, ritrova l'uomo che, killer del commando che uccise il padre e il fratello, un giorno le risparmiò la vita, acquista nuova vita con il lavoro operato da Faraci, ma anche grazie all'opera del disegnatore livornese Francesco Ripoli (già autore di “1890”, dedicato a Tiburzi, e della cronaca quasi giornalistica di “Ilaria Alpi”), che continua nella sua evoluzione, dimostrando ancora una volta eclettismo e capacità di affrontare nuove sfide, puntando stavolta sulla forza del bianco e nero, attraverso l'uso soltanto della matita. Una scelta stilistica forse azzardata, ma senza dubbio premiata dal risultato finale, davvero notevole.
Guido Siliotto
Dopo la versione in chiave disneyana realizzata tempo fa per “Novecento”, la prosa di Alessandro Baricco è ancora a fumetti e sempre grazie al faticoso lavoro di sceneggiatura da parte di Tito Faraci (“Topolino”, “Tex”, “Dylan Dog”, “Diabolik”), che stavolta ha deciso di cimentarsi con un altro dei libri più amati e più letti dello scrittore torinese, vale a dire “Senza sangue”. La storia di una bambina che, diventata adulta, ritrova l'uomo che, killer del commando che uccise il padre e il fratello, un giorno le risparmiò la vita, acquista nuova vita con il lavoro operato da Faraci, ma anche grazie all'opera del disegnatore livornese Francesco Ripoli (già autore di “1890”, dedicato a Tiburzi, e della cronaca quasi giornalistica di “Ilaria Alpi”), che continua nella sua evoluzione, dimostrando ancora una volta eclettismo e capacità di affrontare nuove sfide, puntando stavolta sulla forza del bianco e nero, attraverso l'uso soltanto della matita. Una scelta stilistica forse azzardata, ma senza dubbio premiata dal risultato finale, davvero notevole.
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