mercoledì 28 aprile 2010

Leonard Cohen

Leonard Cohen
“Le spezie della terra”
Minimum Fax, pp. 224, euro 13,50
Continua il lavoro intrapreso dalla casa editrice Minimum Fax finalizzato alla pubblicazione in maniera organica dell'opera poetica di Leonard Cohen. Dopo “Confrontiamo allora i nostri miti”, stavolta tocca a “Le spezie della terra”, uscito originariamente nel '61. Molto amato come cantautore, ma assai poco conosciuto nelle vesti di poeta, almeno da noi, l'artista canadese va invece apprezzato in tutte le sue molteplici sfaccettature, sebbene anche stavolta emergano le difficoltà di rendere i suoi versi in italiano. L'opera in questione affronta i temi a lui cari, col solito alternare sacro e profano, passione per la vita e spiritualità, oltre a un sempre vivo rapporto con la tradizione ebraica, come evidenziato da Moni Ovadia nella prefazione. Se si ama Cohen, è un libro da avere a tutti i costi: leggendolo, a volte sembra di sentire la sua voce, calda e profonda.
Guido Siliotto

Baby Dee

Baby Dee
"A Book Of Songs For Anne Marie"
Tin Angel
Baby Dee è prima di tutto un personaggio, inutile negarlo, o almeno questo è il modo in cui se ne percepisce la presenza sulla scena musicale. Trans gender, un passato da artista di strada, amicizia e collaborazioni con pezzi da novanta del calibro di Antony e David Tibet (Current 93), è nome salito ormai alla ribalta e le sue uscite discografiche ora sono molto attese. Anche questa, “A Book Of Songs For Anne Marie”, che proprio una novità non è, giacchè aveva visto la luce sei anni fa, ma in edizione limitatissima (solo 150 copie), un cd confezionato sotto forma di un volume rosso, andato esaurito subito e per lo più ignorato. Ora torna in tutto il suo splendore, un album vero e proprio, rimaneggiato con l'aiuto di Johnson Maxim Moston (violino della band di Antony), che si è occupato degli arrangiamenti e della produzione, un lavoro davvero raffinatissimo. Insomma, nuovi vestiti per straordinarie canzoni. Non cercate rock qui dentro, non nell'accezione comune, almeno. Semmai una teatralità struggente e passionale, anche grazie alle qualità vocali e interpretative di quest'artista davvero unica.
Guido Siliotto

The Child Of A Creek

The Child Of A Creek
“Find A Shelter Along The Path”
Red Birds
Ci tiene alla riservatezza The Child Of a Creek, che non svela il proprio nome di battesimo e si presenta come “nato in un minuscolo paese chiassoso ed industriale”. Toscano, comunque, e di più non diciamo, preferendo invece concentrarci sul suo disco, il terzo, uscito di recente per l'etichetta aretina Red Birds. “E' il diario di un’esperienza tra le montagne, un percorso impervio tra neve, ghiaccio ed intimità. Ho provato a riassumere le sensazioni e le angosce, ma anche il silenzio e la quiete di un paesaggio in bianco: ho imbracciato la chitarra acustica ed ho chiuso gli occhi. Il resto è venuto da sé”. Così il ragazzo racconta la genesi di questa manciata di canzoni, suonate con chitarra acustica, un vecchio zither tedesco, un flauto, un piano e poco altro. Inutile girarci tanto intorno: “Find A Shelter Along The Path” è un album splendido: una voce struggente e arrangiamenti suggestivi ed efficaci per un folk psichedelico ispiratissimo. Un autore di grande forza espressiva.
Guido Siliotto

martedì 20 aprile 2010

Lonely Drifter Karen

Lonely Drifter Karen
“Fall Of Spring”
Crammed Discs
Davvero curiosa la genesi del progetto Lonely Drifter Karen. Tutto ha inizio quando la cantante Tanja Frinta, viennese ma svedese d'adozione, si trasferisce a Barcellona, dove incontra il batterista italiano Giorgio Menossi e il tastierista spagnolo Marc Melia Sobrevias. Qui inizia una collaborazione artistica che conduce alla realizzazione di un primo album, due anni fa, “Grass Is Singing”, che consente alla band di acquistare fin da subito un ruolo di punta nella scuderia dell'etichetta belga Crammed Discs. Era dunque molto atteso il nuovo cd, “Fall Of Spring”, per una conferma delle qualità espresse con la prima prova. E tutto qui risalta ancora con maggiore splendore, come la capacità di muoversi nel pop con gusto molto personale, evidenziando soprattutto una certa predilezione per il pathos tipico del cabaret di Kurt Weill o dei musical di Broadway, senza tralasciare derive jazz e un'anima folk. Tra gli ospiti dell'album ci sono Emily Jane White (che duetta sul brano "Seeds") e Dana Janssen di Akron/Family.
Guido Siliotto

Le-li

Le-li
“My Life On A Pear Tree”
Garrincha Dischi
Tutto ruota intorno alla ragazza, Leli, alla sua voce sussurrata e alle sue delicate canzoni. Classe 1981, dopo aver fatto su e giù per i palchi della penisola con Almandino Quite Deluxe e The Hunzikers, stanca dell'elettricità compra una chitarra acustica e comincia a comporre in solitudine, fingendo di essere una bambina. Conosce John al Dams e il gioco è fatto: l'idea prende forma e ha solo bisogno di trovare adeguato svolgimento. “My Life On A Pear Tree” è il disco d'esordio, pubblicato da Garrincha Dischi, un biglietto da visita che mette in evidenza il tono sognante e fiabesco dell'arte di Leli, tutta la dolcezza un po' infantile e giocosa, a volte fin troppo esibita. Con l’apporto di Alessandro Grazian all’arrangiamento di quattro brani e la produzione artistica di Matteo Romagnoli (4fioriperzoe), con una lista lunga così di ospiti, indispensabili per gli arrangiamenti davvero molto curati tra fiati, archi e cori, l'album è ben confezionato e davvero consigliato.
Guido Siliotto

Otto Gabos

Otto Gabos
“Esperanto”
Black Velvet, pp. 144, colori, euro 18
Dopo una terribile guerra, la città-stato di Esperantia ha trovato un precario equilibrio sociale basato sul gioco d'azzardo. Il nuovo gioco ideato dal misterioso Bemporad, spuntato da un universo parallelo, si chiama "La Seconda Guerra Mondiale" e Xabu, l'altro protagonista del racconto, ne è un campione, oltre a far parte di una delle bande che, nei sotterranei della metropoli, vivono al di fuori della legge. Nel frattempo, uno sciopero rischia di portare al limite la tensione, mentre il losco Muntzen tenta la presa del potere. Fra avventura, fantapolitica, fantascienza e molte altre suggestioni, l'ottimo Otto Gabos crea un vero e proprio mondo, animato da un ampia carrellata di personaggi, le cui vicende si intrecciano con apparente casualità. Una graphic novel avvincente e affascinante.
Guido Siliotto

mercoledì 14 aprile 2010

Igort & Sampayo

Igort & Sampayo
“Fats Waller”
Coconino Press, pp. 152, a colori, euro 17,50
Finalmente ristampato il capolavoro firmato da Carlos Sampayo e Igort dedicato a Fats Waller, uscito quattro anni fa e subito andato esaurito, ora in una edizione che contiene nuove pagine, realizzate per l'occasione. Una biografia molto particolare, nata da un'idea dello scrittore e sceneggiatore argentino, da sempre appassionato di jazz. Le vicende di questo grande artista si intrecciano con quelle dell'Europa e dell'America della prima metà del '900 e personaggi all'apparenza marginali si inseriscono nella narrazione, legati in vari modi dalla musica, come si trattasse di un sogno. Se Waller viene rappresentato come un genio dai mille dubbi, colto nel pieno della sua evoluzione creativa, il mondo che viene raccontato è quello in cui nascono il fascismo e il nazismo, fino alla seconda guerra mondiale e alla morte del musicista, nel '43, assiderato per un guasto al riscaldamento del treno su cui viaggiava.
Guido Siliotto

Lali Puna

Lali Puna
“Our Inventions”
Morr Music
Li avevamo lasciati cinque anni fa con “Faking The Books”, punto d'arrivo di un percorso che aveva portato i Lali Puna, dall'esordio alla fine degli anni novanta, ad essere una delle più rinomate band tra quelle capaci di coniugare in maniera personale l'elettronica con l'indie-pop, con risultati straordinari. Li ritroviamo ora, sempre con l'etichetta che li ha lanciati, Morr Music, sinonimo anch'essa di un suono ben preciso, ormai impresso nell'immaginario degli appassionati. Fin dalle prime note di “Our Intentions”, con l'inconfondibile voce di Valerie Trebeljahr e il sempre efficace lavoro della band, guidata al solito dall'ex The Notwist Markus Acher, si capisce chiaramente che ben poco è cambiato. Una constatazione che potrebbe apparire negativa - e in parte lo è -, ma di fronte a un'opera così sofisticata, capace ancora una volta di mostrare il volto umano dell'elettronica ("The birds in the trees/Singing our mobile melodies/What a sweet, sweet world", cantano nel brano eponimo) e canzoni che colpiscono al cuore, con una vena compositiva che non appare appannata, non si può che mettere da parte qualsiasi perplessità.
Guido Siliotto

Jealousy Party plus Eugenio Sanna

Jealousy Party plus Eugenio Sanna
“Jealousy Party plus Eugenio Sanna”
Burp / Setola di maiale
Questo è il primo capitolo di una serie di cd che vedrà i Jealousy Party impegnati con un ospite, coinvolto nelle scorribande sonore dell'ensemble, che in questa occasione si presenta come quintetto (WJ Meatball, Mat Pogo, Edoardo Ricci, Jimmy Gelli e Andrea Caprara) e si fa aiutare da Eugenio Sanna. Un incontro all'insegna dell'improvvisazione radicale, da sempre campo di battaglia per questi musicisti con base a Firenze e così anche per il chitarrista pisano, tutti dunque a proprio agio in queste 8 tracce che compongono il lavoro. Come al solito, l'ironia che pervade l'attività di questo collettivo riesce ad emergere, con un senso di giocosa leggerezza anche quando le cose si fanno maledettamente serie. Alle volte è il funk sottotraccia, che compare in sporadici campionamenti, a fornire una chiave di ascolto. Altre volte tutto è lasciato in balìa della lucida follia, l'abbandono totale all'istinto, con esiti a volte formidabili. E Sanna, col suo stile, qua dialoga, là litiga. Inutile dire che, per gli appassionati di queste cose, si tratta di un cd imperdibile.
Guido Siliotto

mercoledì 7 aprile 2010

Alberto Schiavone

La Mischia - Intervista ad Alberto Schiavone
Un racconto ambientato nel mondo del calcio giovanile, protagonista un ragazzino di talento che vuole sfondare a tutti i costi, ma, più di lui, è il padre che vorrebbe finalmente svoltare. Per farlo, ogni mezzo è lecito. Intorno, una galleria di personaggi emblematici. “La mischia” è il romanzo d'esordio di Alberto Schiavone, torinese classe 1980, pubblicato dalla casa editrice fiorentina Cult (pp. 150, euro 9,50). Ed è un biglietto da visita a dir poco convincente. Schiavone opta per uno stile secco, essenziale, senza tanti fronzoli. Pagina dopo pagina mette assieme le tessere del mosaico, con qualche colpo a sorpresa, qualche gustosa esagerazione e un pizzico di amara ironia, per un ritratto arguto ed efficace dell'Italia di oggi: arrivismo, voglia di apparire, violenza, razzismo, fame di denaro, ignoranza.
Perché una ambientazione sportiva per questa analisi a tutto tondo dell'attuale società italiana?
Sono partito dal mondo del calcio, in particolar modo quello giovanile, perché emblematico di un modo di intendere la vita, il futuro, la realizzazione personale al giorno d’oggi. L'attuale crisi della politica è solo l’ultima esalazione dell’infarto generale degli anni ’80 e il fatto che tanti tic da curva, e tanta grettezza da stadio, abbiano trovato applicazione e concime in Parlamento, così come nei cosiddetti “salotti”, ne è la testimonianza. Non a caso persino i partiti, o presunti tali, hanno attinto per i loro nomi agli slogan dei tifosi. Il livellamento verso il basso della società italiana è generale. Io ho rischiato, da torinese e interista, di prendere botte durante un Juve – Inter di qualche anno fa. Ed ero con due miei amici juventini. In tribuna. Stessa cosa qualche mese fa a Bologna, dove vivo da quasi dieci anni. I benestanti bolognesi erano lì a dare del negro a Balotelli, aspettando solo che qualche interista reagisse per far scattare la scintilla. Il “caso” Balotelli è altrettanto significativo, perché si porta dietro il non-detto che un nero, quindi un non-italiano, non può permettersi di essere anche presuntuoso, depresso o baldanzoso. Deve fare gol. E lavorare con la testa china.
La situazione non è rosea. Che idea ti sei fatto del modo in cui l'ambiente culturale italiano affronta la realtà che stiamo vivendo?
In Italia conta più il ginocchio di Totti che un morto sul lavoro. E io, italiano-tipo, voglio in qualunque modo avvicinarmi a Totti, ai suoi soldi, alla sua fidanzata, al suo successo, senza nemmeno pensare al morto sul lavoro. Non lo voglio proprio vedere il morto, né saperne nulla. Così, l’atomizzazione della società ha fatto sì che i due mondi siano lontani anni luce, anche se di fatto non lo sarebbero, essendo Totti un personaggio popolare. Ma il cosiddetto popolo non ha strumenti, voglia o rabbia per accorgersi di questo. Preferisce provare con l’ennesimo gratta e vinci, così magari si svolta. E' fin troppo facile trovare le colpe del mondo culturale e le sue responsabilità in tutto questo. Ripropongo, immeritatamente, una domanda: progresso e sviluppo viaggiano insieme? Al momento, la risposta è quasi scontata.
La storia che racconti nel romanzo non lascia grandi speranze, ma tu ne hai qualcuna?
Sono un individualista. Sono per la crescita personale, per l’autodeterminazione. Attorno vedo sguardi stanchi, senza gioia, spenti, se non cattivi. Ma è nell’emergenza che la pancia e la testa producono cose buone. La testa da sola non basta. Bisogna avere qualcosa che brucia, fosse anche un Fernet. A parte gli scherzi, si deve essere ottimisti, o almeno la mia anagrafe me lo impone. Ciò non vuol dire abbandonarsi al futuro, che tanto qualcosa succederà. Al contrario, significa darsi da fare, tutti i giorni, o almeno scegliere di non fare determinate cose. Sarebbe già qualcosa.
In particolare, il protagonista è tutto sommato un giovane di talento che si trova la strada sbarrata, cosa che capita oggi in Italia a quasi tutti i ragazzi. C'è però anche la componente del piangersi un po' addosso. Tu che idea hai in proposito?
Il protagonista del mio romanzo è un giovane con tutti i difetti di un adulto. E in più ha un padre che non lo aiuta, anzi. Se fossi uno scrittore più maturo avrei dovuto raccontare di come Amedeo sia attorniato da stimoli bolsi un po’ ovunque, scuola compresa, e di come questa mancanza di strumenti lo “costringa” nelle scelte più ovvie, quelle peggiori. Quelle di cui poi ci si può lamentare. Amedeo è come un turista a Venezia. Non avendo curiosità, tempo, soldi, interessi, segue le grandi arterie del pascolo. Basterebbe scostarsi un po'.
Sei appassionato di letteratura e libraio. Hai qualche autore di riferimento?
Un libraio deve conoscere molti libri, seguire le nuove uscite, consigliare, appagare i clienti. Io ho il grosso difetto di amare soprattutto gli autori morti. Forse perché sono arrivato alla lettura verso i sedici-diciassette anni, quindi molto tardi. Ho un debito da pagare con la letteratura. Ma ne sono contento, il mio essere autodidatta mi ha portato in territori poco battuti, o a cui sarei dovuto arrivare dopo un “apprendistato”. Autori di riferimento? Domanda velenosa. Cito solo qualche italiano, tanto per fare il patriottico: Arpino, Bianciardi, Flaiano, Fusco, Manganelli. Ma amo molto anche i fumetti e il cinema: spesso l’immagine è assai più efficace della parola, perché può fare a meno della traduzione. L’immagine evoca. Non mi dispiacerebbe riuscire a regalare le stesse sensazioni di un film dei Dardenne o di Kaurismaki.
Guido Siliotto