“Nastro”
To Lose La Track
Il nome è suggestivo e già dà un'idea dell'immaginario a cui si rifa questo quartetto romano. Nastro, ovvero il supporto che negli anni ottanta soprattutto ha rivoluzionato la diffusione della musica, quando ancora gli mp3 non erano neppure una possibilità. Attivi dal 2006, i quattro musicisti cominciano fin da subito a trafficare con batterie elettroniche, sintetizzatori, chitarre e percussioni, cercando di trovare il bandolo della matassa e mettere insieme dance, funk, dub e tutto quello che fa muovere i fianchi. L'incontro con il deus ex machina Scott Brown dei Black Ice risulta provvidenziale: mettono a punto una decina di brani che poi convergono nell'album di debutto, omonimo. La marcia in più, però, è la scelta di cantare in italiano, che permette una maggiore comunicatività e meglio fa emergere certa ironia di fondo, immancabile in un progetto del genere. Disco che fa ballare e divertire, ben realizzato e con copertina fighetta: i Nastro meritano attenzione, aspettandoli magari a prove che ne confermino il talento.
Guido Siliotto
Il nome è suggestivo e già dà un'idea dell'immaginario a cui si rifa questo quartetto romano. Nastro, ovvero il supporto che negli anni ottanta soprattutto ha rivoluzionato la diffusione della musica, quando ancora gli mp3 non erano neppure una possibilità. Attivi dal 2006, i quattro musicisti cominciano fin da subito a trafficare con batterie elettroniche, sintetizzatori, chitarre e percussioni, cercando di trovare il bandolo della matassa e mettere insieme dance, funk, dub e tutto quello che fa muovere i fianchi. L'incontro con il deus ex machina Scott Brown dei Black Ice risulta provvidenziale: mettono a punto una decina di brani che poi convergono nell'album di debutto, omonimo. La marcia in più, però, è la scelta di cantare in italiano, che permette una maggiore comunicatività e meglio fa emergere certa ironia di fondo, immancabile in un progetto del genere. Disco che fa ballare e divertire, ben realizzato e con copertina fighetta: i Nastro meritano attenzione, aspettandoli magari a prove che ne confermino il talento.
Guido Siliotto
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