Jeniferever, “Spring Tides”, Monotreme
Lanciati in Italia dall'etichetta Midfinger, che pubblicò il loro primo album tre anni fa, “Choose A Bright Morning”, arrivano ora al secondo cd i Jeniferever, band proveniente da Uppsala, Svezia. “Spring Tides” senz'altro non delude le attese di quanti già erano rimasti affascinati dallo stile del quartetto, che preferisce continuare sulla strada già intrapresa, semmai con un pizzico di consapevolezza in più. La musica proposta da Kristofer Jonson e soci guarda innegabilmente al passato, perdendosi tra subliminali influenze new wave e retaggi post-rock. In questo, non brillano certo per originalità e, qua e là, ricordano nomi ben più altisonanti, The Cure e Mogwai su tutti. Tuttavia, è forse la nostalgica malinconia che contraddistingue le sonorità della band a conquistare l'ascolto meno distratto. Tutto si gioca sul filo dell'emozione dal taglio pop: melodie, crescendo, arrangiamenti congegnati alla perfezione. Il risultato è una raccolta assai godibile, consigliata agli amanti del genere. Semmai, con un pizzico di ardire in più, personalizzare maggiormente la sostanza di un orizzonte sonoro già buono potrebbe consentire ai Jeniferever il salto di qualità definitivo.
Guido Siliotto
Lanciati in Italia dall'etichetta Midfinger, che pubblicò il loro primo album tre anni fa, “Choose A Bright Morning”, arrivano ora al secondo cd i Jeniferever, band proveniente da Uppsala, Svezia. “Spring Tides” senz'altro non delude le attese di quanti già erano rimasti affascinati dallo stile del quartetto, che preferisce continuare sulla strada già intrapresa, semmai con un pizzico di consapevolezza in più. La musica proposta da Kristofer Jonson e soci guarda innegabilmente al passato, perdendosi tra subliminali influenze new wave e retaggi post-rock. In questo, non brillano certo per originalità e, qua e là, ricordano nomi ben più altisonanti, The Cure e Mogwai su tutti. Tuttavia, è forse la nostalgica malinconia che contraddistingue le sonorità della band a conquistare l'ascolto meno distratto. Tutto si gioca sul filo dell'emozione dal taglio pop: melodie, crescendo, arrangiamenti congegnati alla perfezione. Il risultato è una raccolta assai godibile, consigliata agli amanti del genere. Semmai, con un pizzico di ardire in più, personalizzare maggiormente la sostanza di un orizzonte sonoro già buono potrebbe consentire ai Jeniferever il salto di qualità definitivo.
Guido Siliotto
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