Bellini, “The Precious Prize of Gravity”, Temporary Residence
Eccola sempre in pista la coppia più bella del mondo rock, Giovanna Cacciola e Agostino Tilotta. Dopo aver rinverdito i fasti degli inossidabili Uzeda, il loro nuovo ritorno discografico è targato Bellini, la band messa su con gli amici Matthew Taylor al basso e Alexis Fleisig (ex Girls Against Boys) alla batteria. Li aspettavamo da quattro anni e finalmente ecco “The Precious Prize of Gravity”. All'appello non manca neppure Steve Albini, collaboratore di vecchia data, anche stavolta dietro al mixer. Il risultato è di quelli che non possono certo deludere gli appassionati di noise-rock. Tutti gli ingredienti sono al loro posto: la chitarra tagliente di Agostino, la voce aggressiva e fortemente emozionale di Giovanna, la implacabile sezione ritmica che non perdona. La qualità delle canzoni tiene ben lontano il rischio di una nostalgica rimpatriata e il baratro della routine (con 25 anni di carriera alle spalle non ci sarebbe neppure niente di male, a dire il vero) viene abilmente evitato. Forse un gradino al di sotto del precedente capolavoro “Small Stones”, comunque ancora un segnale di grande vitalità.
Guido Siliotto
Eccola sempre in pista la coppia più bella del mondo rock, Giovanna Cacciola e Agostino Tilotta. Dopo aver rinverdito i fasti degli inossidabili Uzeda, il loro nuovo ritorno discografico è targato Bellini, la band messa su con gli amici Matthew Taylor al basso e Alexis Fleisig (ex Girls Against Boys) alla batteria. Li aspettavamo da quattro anni e finalmente ecco “The Precious Prize of Gravity”. All'appello non manca neppure Steve Albini, collaboratore di vecchia data, anche stavolta dietro al mixer. Il risultato è di quelli che non possono certo deludere gli appassionati di noise-rock. Tutti gli ingredienti sono al loro posto: la chitarra tagliente di Agostino, la voce aggressiva e fortemente emozionale di Giovanna, la implacabile sezione ritmica che non perdona. La qualità delle canzoni tiene ben lontano il rischio di una nostalgica rimpatriata e il baratro della routine (con 25 anni di carriera alle spalle non ci sarebbe neppure niente di male, a dire il vero) viene abilmente evitato. Forse un gradino al di sotto del precedente capolavoro “Small Stones”, comunque ancora un segnale di grande vitalità.
Guido Siliotto
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