Il sassofonista e compositore argentino Javier Girotto è un
musicista curioso, capace di spaziare a 360 gradi dal jazz alla
classica, senza scordare la musica tradizionale del suo paese. Tra i
suoi ultimi dischi ricordiamo “Iguazù”, in coppia con Luciano
Biondini, e il più recente “Alrededores De La Ausencia”,
pubblicato dalla sua etichetta personale JG.
Cosa stai ascoltando in questo periodo?
Debussy, Guastavino e Ravel, perché sto preparando un lavoro basato
sulla musica classica, ma molto spesso anche Carlos Aguirre, un
magnifico compositore che consiglio a tutti, anche se è un po'
difficile trovare i suoi lavori. Un artista con la “A” maiuscola,
capace di padroneggiare la cultura musicale argentina, il jazz, la
classica.
Cosa deve avere un disco per conquistarti?
Belle composizioni, tanta musicalità e poesia, mentre i dischi dove
prevale la tecnica quasi mai mi catturano.
Compri molti dischi?
Ho comperato tanto e ho ancora tanto da ascoltare, scoprire ed
assimilare, fra jazz, classica, folk, tango e musiche del mondo.
Meglio cd, vinile o mp3?
Dicono vinile, ma per uno come me che è sempre in viaggio, meglio
gli mp3 nell'iPod e i cd in macchina.
Ti piace scoprire le novità o preferisci restare sui classici?
I classici già li conosco e ogni tanto torno ad ascoltarli, ma le
novità rinfrescano e stimolano le idee.
Qual è il disco che porteresti su un'isola deserta?
"You Must Believe In Spring" di Bill Evans.
E nella sala d'aspetto del dentista?
"My Song" di Keith Jarrett.
Guido Siliotto
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