mercoledì 30 giugno 2010

Valerio Bindi / MP5

Valerio Bindi / MP5
“Acqua Storta”
Meridiano Zero, pp. 172, b/n, euro 15
Una storia d'amore, di violenza, onore e camorra in una Napoli in rigoroso bianco e nero. Tratta dall'omonimo romanzo di L.R. Carrino, “Acqua Storta” è l'intensa graphic novel realizzata da Valerio Bindi alla sceneggiatura e MP5 ai disegni. Giovanni, il figlio del boss, un duro senza scrupoli, si perde in un inconfessabile amore omosessuale per Salvatore, il cassiere del clan, tenuto rigorosamente segreto, perché uccidere si può, ma voler bene a un uomo è peccato che si paga con il sangue. In una città terribile e senza mezze misure, tra topi e monnezza, rifiuti tossici e omicidi efferati, regolamenti di conti e tragedie, non c'è scampo per nessuno e la tenerezza è destinata a scontrarsi con la realtà come il mare sugli scogli a Mergellina. Premio Lucca Comics 2009 come migliore storia breve.
Guido Siliotto

martedì 22 giugno 2010

Squarcicatrici

Squarcicatrici
“Squarcicatrici”
Wallace / Frigorifero / Burp / San Giuseppe
Secondo album per Squarcicatrici, uno dei mille progetti di Jacopo Andreini (Enfance Rouge, Jealousy Party, Ronin, Nando Meet Corrosion e Bz Bz Ueu, per dirne alcuni). Il polistrumentista toscano, per chi ha avuto modo nel corso degli anni di seguirne le gesta, è uno che non si tira indietro davanti a nulla – una volta si definì “l'uomo che suona tutto ed è ovunque”. E però, se puoi trovarlo a pestare i tamburi in un combo rock o a soffiare nel sax in un ensemble free-jazz, la sua aspirazione sembra essere quella di andare in giro per il mondo in un solo disco, mescolando le più disparate sonorità. Allora è proprio con Squarcicatrici che il sogno diventa realtà e l'idea si materializza alla perfezione: coadiuvato da una nutrita schiera di compagni d'avventura, eccolo mettere assieme 13 brani che sono Africa, Balcani, Mediterraneo e quant'altro in una botta sola. Ma ciò che colpisce, a parte la qualità, è che si tratta di un disco che non solo non delude i palati più esigenti, ma potrebbe pure conquistare chi, questa roba, non la vorrebbe neppure come sottofondo. Potenza della (buona) musica.
Guido Siliotto

S.U.S. Succede Una Sega

S.U.S. Succede Una Sega
“Il cavallo di Troia”
S.U.S. / A Buzz Supreme
“La gente dice che non conto / arrivo a dieci e sono stanco”. “Rimpiango l'utero luogo senza fretta / cavo calmo caldo in cui nulla si aspetta”. Sono solo un esempio delle liriche contenute in questo “Il cavallo di Troia”, album dei S.U.S. Succede Una Sega, all'esordio con 10 anni di gavetta alle spalle. Già scegliere una frase del genere per darsi un nome vorrà pur dire qualcosa. In effetti, il trio capitanato da Alessio Chiappelli manifesta fin dal primo ascolto, come tratto distintivo, una certa vena irriverente, da “toscanacci”. Non è una novità, del resto: la cosiddetta scena toscana ha questa caratteristica piuttosto diffusa, che rappresenta, a seconda dei punti di vista, la classica marcia in più o, al contrario, un punto a sfavore e un insuperabile ostacolo a scavalcare i confini regionali. Sta di fatto che le canzoni dei S.U.S. non deludono affatto e meritano attenzione anche da un punto di vista delle sonorità, muovendosi bene tra influenze più o meno consapevoli: indie-rock da una parte, funk dall'altra, con una innegabile vena cantautorale. Insomma, una miscela che potrebbe portare lontano.
Guido Siliotto

Nastro

Nastro
“Nastro”
To Lose La Track
Il nome è suggestivo e già dà un'idea dell'immaginario a cui si rifa questo quartetto romano. Nastro, ovvero il supporto che negli anni ottanta soprattutto ha rivoluzionato la diffusione della musica, quando ancora gli mp3 non erano neppure una possibilità. Attivi dal 2006, i quattro musicisti cominciano fin da subito a trafficare con batterie elettroniche, sintetizzatori, chitarre e percussioni, cercando di trovare il bandolo della matassa e mettere insieme dance, funk, dub e tutto quello che fa muovere i fianchi. L'incontro con il deus ex machina Scott Brown dei Black Ice risulta provvidenziale: mettono a punto una decina di brani che poi convergono nell'album di debutto, omonimo. La marcia in più, però, è la scelta di cantare in italiano, che permette una maggiore comunicatività e meglio fa emergere certa ironia di fondo, immancabile in un progetto del genere. Disco che fa ballare e divertire, ben realizzato e con copertina fighetta: i Nastro meritano attenzione, aspettandoli magari a prove che ne confermino il talento.
Guido Siliotto

Marshall / Guazzaloca / Mimmo / Adu

Marshall / Guazzaloca / Mimmo / Adu
“The Shoreditch Concert”
Amirani
Le note di copertina ci informano, attraverso la penna di Dario Palermo, che i musicisti hanno dovuto combattere con l'acustica della St. Leonard Church, chiesa londinese situata nel quartiere di Shoreditch. Un luogo che possiamo immaginare particolarmente suggestivo per un concerto, che però si rivela ostile. Ma pare che proprio queste difficoltà, incrementando il dovere di concentrazione, abbiano contribuito non poco all'intensità del risultato. C'è da crederci. Ad ogni modo, per ciò che ci interessa, l'ascolto di questo album firmato da un quartetto d'eccezione conferma la qualità delle produzioni dell'etichetta Amirani Records, qui a una delle sue uscite migliori. Hannah Marshall al violoncello, Nicola Guazzaloca al piano, Gianni Mimmo al sax soprano e Leila Adu alla voce sono gli artefici di queste cinque tracce il cui filo conduttore è una improvvisazione di grande livello emotivo. Versatili e comunicativi, i quattro si dimostrano tanto creativi, quanto realmente capaci di coinvolgere, con esecuzioni di grande spessore. Disco che richiede, all'ascolto, almeno la concentrazione che i quattro hanno dovuto mettere nel suonare, ma si tratta di una dolce fatica, davvero ben ripagata.
Guido Siliotto

Six Minute War Madness

Six Minute War Madness
“Full Fathom Six”
Wallace / Il verso del cinghiale / Santeria
Correva l'anno 2000 e usciva “Full Fathom Six”, tappa conclusiva della carriera dei Six Minute War Madness, una delle più importanti band italiane degli anni novanta. Un disco che chiudeva un percorso in maniera inattesa, mettendo in pratica con maturità la commistione tra rock e sperimentazione, tanto che, anche ad ascoltarlo oggi, appare quanto mai pregevole. Da un lato il noise e il post-rock, dall'altro la musica d'avanguardia, in un equilibrio pericoloso, precario ed eccitante. A dieci anni di distanza, è tempo di bilanci: Wallace Records, nata proprio quando si chiudeva il ciclo della band, ne ha raccolto in qualche modo il testimone, favorendo in seguito le scorribande artistiche di Xabier Iriondo e Paolo Cantù, e provvede ora – con Il verso del cinghiale e Santeria (l'etichetta che lo pubblicò allora) - a fornire una preziosa ristampa del disco ormai introvabile, un doppio cd che contiene anche brani rari e inediti (versioni demo, partecipazioni a compilation, pezzi dal vivo), rendendo così l'ascolto assolutamente imperdibile, per chi c'era e per chi non c'era.
Guido Siliotto

Samuel Katarro

Samuel Katarro
“The Halfduck Mistery”
Angle / Trovarobato
Cos'è rimasto di quel ragazzo che sul palco si presentava da solo, chitarra e voce, per scarne e deliranti canzoni? E cosa è rimasto del blues di “Beach Party”, il suo cd d'esordio uscito un paio d'anni fa? Ben poco, all'ascolto di questo secondo album “The Halfduck Mistery”. C'è ancora quel nomignolo assurdo che Alberto Mariotti da Pistoia ha deciso un giorno di cucirsi addosso. Samuel Katarro sembra cambiare pelle, ma lui già ci aveva avvertito in tempi non sospetti che le influenze non erano quelle più evidenti. Il giovanotto ha sempre ammesso di essere un vorace ascoltatore, capace di apprezzare tanto le cose più ostiche dei Pere Ubu quanto i peggiori dischi dei Beach Boys, giusto per citare un paio dei suoi miti personali. Ecco che, allora, l'unica cosa da fare per lui in questa seconda fatica era pagare il giusto tributo alla musica degli anni sessanta, riappropriarsi di quelle atmosfere e suonare come in una macchina del tempo. Ne è venuto fuori un disco spazzante, finemente arrangiato, a tratti geniale. La conferma di un talento visionario.
Guido Siliotto

Jim McCarthy / Steve Parkhouse

Jim McCarthy / Steve Parkhouse
“Sex Pistols, la biografia a fumetti”
BD, pp. 96, b/n, euro 10
Dopo “Io & Freddie” di Mike Dawson, dedicata al leader dei Queen, la casa editrice BD offre un'altra connessione rock/fumetti con la biografia dei Sex Pistols. Un libricino sfizioso, in primis per i fan, meglio se teenager, che potranno gustarsi la storia della band grazie agli efficaci disegni di Steve Parkhouse e ai testi - invero un po' troppo didascalici - di Jim McCarthy. Le vicende raccontate, bene o male, sono tutte quelle essenziali per rivivere il percorso del quartetto, dagli esordi e i primi concerti, con la celebre comparsata tv nel programma di Bill Grundy e le selvagge scorribande negli uffici della case discografiche, fino al devastante tour americano e alla tragica fine di Sid Vicious e della sua fidanzata Nancy Spungen, senza mai scordare il ruolo di primo piano giocato dall'astuto manager Malcolm Mclaren, scomparso lo scorso 8 aprile.
Guido Siliotto

Simon Reynolds

Simon Reynolds
“Energy Flash. Viaggio nella cultura rave”
Arcana, pp. 680, euro 28
Con Simon Reynolds si va sul sicuro. Competenza, passione, prosa accattivante. Questa pubblicata da Arcana è la versione riveduta e corretta di un grande classico come “Energy Flash”, giustamente considerato come una sorta di bibbia della musica elettronica. Arriva a vent'anni da quel fenomeno che fu l'acid house, tanto eccitante da un punto di vista strettamente musicale, quanto dirompente, nel bene e nel male, da un punto di vista sociale. Dunque, quella di Reynolds non è solo un'analisi delle varie diramazioni – jungle, garage, trance, fino alle più recenti grime e dubstep – quanto il resoconto delle ripercussioni di questa rivoluzione artistica nelle menti dei giovani protagonisti della generazione rave. Insomma, un altro testo imprescindibile del giornalista inglese, già autore di “Post-punk” e “Hip-Hop Rock”.
Guido Siliotto

The Shipwreck Bag Show

The Shipwreck Bag Show
“Kc”
Wallace
Cambia rotta The Shipwreck Bag Show. Dopo le meditazioni attorno al blues dei due lavori precedenti, il duo composto da Xabier Iriondo e Roberto Bertacchini approda al rock, ma lo fa, ovviamente, in maniera del tutto personale. La prima cosa che colpisce in questo nuovo album, intitolato “Kc” (con un ritratto di Kit Carson in copertina), è l'adesione alla forma canzone, seppure a dir poco sui generis. Il suono elettrico di Iriondo è saturo, ricco di distorsioni. La batteria di Bertacchini, di cui conosciamo l'incedere claudicante, marchio di fabbrica per la musica di Starfuckers / Sinistri, stavolta pare invece normalizzata. Ma è proprio la voce di quest'ultimo che diventa protagonista, attraverso le liriche e il modo di cantare. Per le prime, il lavoro consiste nel togliere significati, nascondere il senso, mescolare le carte, con risultati qua e là dal vago sapore surrealista. La voce, infine, è l'elemento davvero spiazzante: stonata, obliqua, fuori fase, capace di scardinare ogni certezza. E quest'ansia del duo di tentare nuovi territori e superare i confini risulta oltre modo affascinante.
Guido Siliotto

Dipper

Dipper
“10 Steps To Babel”
Casaluna
Ovvero, come viaggiare in giro per il mondo standosene comodamente seduti sulla poltrona di casa propria. Ascoltare il nuovo album targato Dipper dà infatti proprio questa sensazione, capace com'è di racchiudere le più svariate ispirazioni, attingendo a piene mani da sonorità ora mediterranee, ora più esotiche, fino a restituirci il suono delle grandi metropoli occidentali. La miscela creata da Ugo De Crescenzo (già mente di Pilot Jazou) è sopraffina: da bravo alchimista, sa dosare al punto giusto elementi anche parecchio distanti tra loro per un discorso assai personale, giocando senza paura con la musica tradizionale e l'elettronica. La voce di Elena Colombo fornisce poi quell'apporto imprescindibile, quando il jazz diventa l'elemento in più. Formalmente impeccabili, forse fin troppo eleganti, le dieci tracce di “10 Steps To Babel” si avvalgono inoltre di alcuni preziosi cameo, come i contributi rap di Shanty e di Esa, oltre al vibrafono del musicista canadese Michael Emenau (www.minushabens.com).
Guido Siliotto