Egle Sommacal, "Tanto non arriva", Unhip
Una chitarra acustica. Era questo l'ingrediente unico del magnifico esordio solista di due anni fa (“Legno”) firmato da Egle Sommacal, noto ai più per gli illustri trascorsi nei Massimo Volume. Il suo ritorno discografico, ancora sotto la protezione della sempre più autorevole etichetta bolognese Unhip (suoi anche gli ultimi Giardini di Mirò e The Zen Circus, per intenderci) è ancora una volta opera di straordinaria bellezza. Semplice, anche in questa occasione, la messa a fuoco: solo chitarra elettrica e fiati (sax tenore e contralto, tuba e bombardino). Non c'è altro, ma che musica! Singolare e ardito l'assortimento della formazione, ma Sommacal, ispirato per sua stessa ammissione dalle marce funebri delle bande jazz di New Orleans, raggiunge esiti davvero inaspettati. Il potere evocativo di queste tracce, interamente strumentali, è elevatissimo e questo è uno di quei dischi, rari, che mettono d'accordo senza fatica sperimentazione e comunicatività. Ne siamo certi fin d'ora: in un'ipotetica classifica di fine anno, “Tanto non arriva” merita di svettare. Bello alto.
Guido Siliotto
Una chitarra acustica. Era questo l'ingrediente unico del magnifico esordio solista di due anni fa (“Legno”) firmato da Egle Sommacal, noto ai più per gli illustri trascorsi nei Massimo Volume. Il suo ritorno discografico, ancora sotto la protezione della sempre più autorevole etichetta bolognese Unhip (suoi anche gli ultimi Giardini di Mirò e The Zen Circus, per intenderci) è ancora una volta opera di straordinaria bellezza. Semplice, anche in questa occasione, la messa a fuoco: solo chitarra elettrica e fiati (sax tenore e contralto, tuba e bombardino). Non c'è altro, ma che musica! Singolare e ardito l'assortimento della formazione, ma Sommacal, ispirato per sua stessa ammissione dalle marce funebri delle bande jazz di New Orleans, raggiunge esiti davvero inaspettati. Il potere evocativo di queste tracce, interamente strumentali, è elevatissimo e questo è uno di quei dischi, rari, che mettono d'accordo senza fatica sperimentazione e comunicatività. Ne siamo certi fin d'ora: in un'ipotetica classifica di fine anno, “Tanto non arriva” merita di svettare. Bello alto.
Guido Siliotto